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L’ospedale unico di Sant’Agnello tra ombre, bugie e rischio caos: “Altro che sanità potenziata, qui si smantella il territorio”

Comunicato Stampa

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Un polo ospedaliero “unico” nel cuore della penisola sorrentina e della Costiera Amalfitana. Un sogno, in teoria. Ma nella pratica? Uno spettro di cemento che rischia di inghiottire non solo risorse pubbliche, ma anche tre ospedali storici, già oggi fondamentali per la tenuta del sistema sanitario locale: Vico Equense, Sorrento e Castellammare di Stabia.

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È in questo scenario, tutt’altro che rassicurante, che si inserisce il progetto del nuovo ospedale di Sant’Agnello, voluto con forza dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Ma dietro i proclami ei render patinati, emergono falle, omissioni e domande senza risposta, che oggi trovano voce in una ferma interrogazione parlamentare.

A sollevare il caso è il senatore Orfeo Mazzella, capogruppo M5S nella Commissione Affari Sociali e Sanità. Il nodo centrale della questione non è solo la localizzazione dubbia dell’opera, o l’assenza di un parcheggio in una zona notoriamente congestionata come quella della SS 145 Sorrentina. Il vero problema è la filosofia che sta dietro a questo progetto: un accentramento ospedaliero che va in direzione contraria rispetto a quanto stabilito dal recente Decreto Ministeriale 77, che spinge invece per una sanità di prossimità, capillare e distribuita sul territorio.

«Mentre in Campania mancano medici e infermieri anche solo per garantire il funzionamento dei Pronto Soccorso, si decide di costruire un ospedale da 200 posti letto. Ma con quale personale sarà gestito? È evidente che si smantelleranno progressivamente i presidi esistenti, trasformando tre ospedali attivi in ​​gusci vuoti», sottolinea la denuncia parlamentare.

Ma non finisce qui. Il progetto – sottolinea il senatore – è privo di una vera valutazione trasportistica, nonostante i dubbi ei rilievi già mossi dalla Città Metropolitana di Napoli. Né si capisce come mai l’area, inizialmente classificata come “R4” per rischio idraulico molto elevato, oggi apparirà misteriosamente “ripulita” da ogni criticità, pur in assenza di interventi risolutivi.

Silenzio assordante anche da parte dell’Autorità di Bacino, che non ha partecipazione alla Conferenza dei Servizi né ha espresso alcun parere, facendo sorgere il sospetto che l’intera operazione sia stata condotta puntando dritto a un silenzio-assenso pilotato. Un’accelerazione, quella voluta dalla Regione, che lascia troppe zone d’ombra e che pare ignorare il principio fondamentale di ogni spesa pubblica: la sicurezza.

Eppure, come ricordano le leggi vigenti, non c’è alcun rischio di perdere i fondi statali se si decide di rivedere l’Accordo di Programma. Anzi, secondo l’art. 11 dello stesso, è possibile modificarlo e aggiornare le priorità in base ai mutamenti normativi e ai reali bisogni del territorio. Allo stesso modo, la Legge 266/2005 (articoli 310 e 311) consente di riallocare le risorse anche verso nuovi progetti, purché siano effettivamente cantierabili e utili alla comunità.

Perché allora non puntare su un piano sanitario più diffuso, sostenibile, immediatamente attuabile, che valorizza gli ospedali già esistenti con opere di ristrutturazione e completamento? Perché non scegliere la via della qualità e dell’efficienza, invece di seguire a tutti i costi un’opera monumentale che rischia di creare più problemi che soluzioni?

«La Regione Campania – si legge in conclusione nell’interrogazione – dovrebbe porsi obiettivi nuovi, coerenti con il tempo che viviamo: sicurezza, qualità, contenimento della spesa. E soprattutto rispetto per i territori, per i sindaci, per i medici e per i cittadini, che meritano una sanità vera, non un monumento all’arroganza e alla propaganda».

E così, mentre De Luca accelera, cresce anche l’opposizione. Non quella sterile dei partiti, ma quella costruttiva di chi chiede di fermarsi, riflettere e cambiare rotta prima che sia troppo tardi. Perché la salute dei cittadini non può essere costruita sull’ennesima illusione di cemento.

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