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Luisa Sanfelice ‘Eroina’ di Altri tempi

Il Seggio del Popolo - Locanda

Editoriale: Da Rete Regno due Sicilie

Luisa Sanfelice fu giustiziata a Napoli l’11 settembre 1800, esattamente 223 anni fa. Accogliendo quanto i suoi amici giacobini andavano predicando sulle plateali esecuzioni di politici e governanti, fu prima sgozzata dal boia con un coltello e poi decapitata in piazza Mercato davanti al popolo festante. Per questa sua fine e per quanto aveva tramato anche contro la sua dignità di donna, divenne l’eroina per eccellenza della rivoluzione napoletana fiancheggiata dalle emergenti elite borghesi e portata dalla Francia a danno del Popolo.

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Maria Luisa Sanfelice, dei  Duchi  di  Agropoli  e  Laureana,  era  nata  a  Napoli  il  28  Febbraio 1764 ed era figlia del generale borbonico  di  origine  spagnola,  don  Pedro  de  Molina  e  di Camilla Salinero.

A 17 anni sposò il cugino, Andrea Sanfelice, col quale  condivise il ducato di Agropoli e di cui acquisì il cognome Sanfelice.

Il magnifico castello Angioino-Aragonese che sorge sulla parte alta e  antica  della  città  di Agropoli, rappresentò per molti anni la dimora prediletta della donna, che vi soggiornò fra il 1783 ed il 1791 distinguendosi per mondanità e dissolutezza.

Il successo letterario delle vicende (romanzate)  di  Luisa  Sanfelice  è  in  primo  luogo strettamente legato agli ambienti massonici  attraverso  i  quali  furono  diffuse  le  opere cosiddette “rivoluzionarie” che la riguardavano. Infatti oltre agli scritti di Pietro Colletta e di Benedetto Croce vi è il  romanzo  che  le  dedicò  Alexandre  Dumas  padre.  Il  Croce,  nella biografia intitolata alla donna, traccia la cronaca anche della sua uccisione, interpretando la vigliaccheria come coraggio e mutando il tradimento  in  eroismo.  Una  mitologia  senza precedenti.

In seguito all’invasione francese del 1799 ed alla costituzione della Repubblica Partenopea fantoccio, grazie al suo rango Luisa Sanfelice era libera di muoversi a Napoli e di frequentare il suo nuovo amore, l’avvocato giacobino e massone Ferdinando Ferri, cancelliere all’Aquila e allievo del giurista Luigi Serio.

Ma non fu la sola nuova conquista amorosa. Infatti, Luisa allargò le sue conoscenze di rango infilandosi nel letto di un alto  ufficiale  borbonico,  Gerardo  Baccher,  che  era  l’organizzatore della resistenza legittimista per scacciare da Napoli i francesi ed i loro fiancheggiatori locali. Preoccupato per l’incolumità della donna di cui si era innamorato, Gerardo fornì a Luisa un salvacondotto da usare nei giorni dell’imminente controrivoluzione borbonica. Ma, tradimento nel tradimento, la donna passò il salvacondotto all’altro amante, quello giacobino, Ferdinando Ferri che, a sua volta, informò i francesi ed i loro amici.

Fatti nomi e luoghi, i giacobini arrestano, torturano e  fucilano i capi della resistenza, tra i quali i fratelli Gennaro e Gerardo Baccher.

Appreso con disappunto del tradimento della Sanfelice e delle sue conseguenze, il popolo cominciò ad agitarsi preparandosi alla rivolta antifrancese. Scacciati i francesi e sconfitti i giacobini, alcuni popolani affiancarono il padre dei Baccher nella ricerca della Sanfelice per vendicare la morte dei figli. Scoperta nella soffitta di un palazzo, Luisa venne processata per alto tradimento, omicidio, concorso in omicidio, abbandono di tetto coniugale, furto e prostituzione. Al fine di evitare la condanna a morte, si fece certificare da un medico di essere in gravidanza. Da un giornale francese d’epoca “L’Aurore” si apprende che la Sanfelice era in buona fede perché sicura del suo stato di gravidanza. Infatti la responsabilità era stata tutta del medico avendo questi certificato che dopo la sua “visita” la signora sarebbe rimasta sicuramente incinta.

Purtroppo non fu così: trasportata a Palermo presso la corte del re, mentre era in attesa di essere visitata da una equipe di medici gli venne il ciclo mestruale. Ritrasferita a Napoli si diede seguito alla sentenza giustiziandola in Piazza Mercato l’11 settembre 1800.

Il tentativo di riabilitare la figura di questa donna per elevarla al rango di eroina della rivoluzione che dall’analisi attenta delle vicende appare più attratta dal sesso che dagli ideali, si frantuma di fronte agli intrighi ed ai reati di cui essa stessa ne diviene vittima. Dopo aver tradito la Stato di appartenenza ed il marito, tradì l’amante e persino il giudice quando, dichiarandosi incinta, compromise anche l’eventuale clemenza.

Analizzando le tesi di chi la definisce “un’eroina moderna” che anticipò i tempi, effettivamente quanto fatto da Luisa è comparabile con  alcune  figure  attuali,  ma  da  ricercare  in  ambienti ricchi di “eroine” di altra natura.



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