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Un ricordo per Federico Salvatore

Federico Salvatore un orgoglio del Sud andato via troppo presto

Il Seggio del Popolo - Locanda

Sono diventato napoletanista, meridionalista, borbonico, grazie alle canzoni di Federico Salvatore, agli spettacoli di Paolo Caiazzo, ai libri di Pino Aprile, ai convegni di Gennaro De Crescenzo (e di altri scrittori, attori e cantanti), questo è il solito percorso che tanti meridionali come me hanno intrapreso in questi anni, partendo dallo scherzo e dall’ironia e passando per le tristi realtà lette sui libri ed ascoltate ai convegni, quelli seri.

Da qualche mese è andato via un pezzetto di rivoluzione culturale partenopea, è andato via una maschera di Napoli che aveva ancora qualcosa da dire, ma per un motivo o per un altro non è riuscito a farlo. Federico Salvatore, un napoletano doc e perché no, anche un mio concittadino: lo incontrai al viale Leonardo Da Vinci a Portici qualche tempo prima che iniziasse a stare male, volevo offrirgli un caffè, gliene avevano già offerti due: “Maestro, passata la pandemia abbiamo ancora tante cose da fare per il Sud, mi piacerebbe coinvolgervi con il maestro e amico Paolo Caiazzo con cui già sto parlando, magari per un grande spettacolo in giro per il Sud”. Non abbiamo fatto in tempo! Ho fatto in tempo però a ringraziarlo per aver svegliato tanti giovani meridionali come me, anche con il suo bellissimo spettacolo “malalengua”…no, altro che spettacolo, un vero e proprio risveglio popolare, e lui ha contribuito tanto. Se oggi “io Fossi San Gennaro”, chiederei lassù di lasciarci ancora personaggi come Federico Salvatore, pecchè cchiù se ne vanno e cchiù ‘sta rivoluzione culturale se fa assai complicata. Azz.

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