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L’ultimo re degli Hohenstaufen decapitato a 16 anni nel 1268 in Piazza Mercato: Corradino di Svevia

Il Seggio del Popolo - Locanda

Nipote di Federico II, sovrano di Sicilia e di Gerusalemme, biondo come il nonno, giovanissimo. E da qui il diminutivo di Corradino. Aveva soltanto 15 anni, quando nel 1267, cavalcò dalla Baviera verso Napoli per riprendersi il suo regno, tenuto fino ad allora dallo zio Manfredi, e strappatogli da Carlo d’Angiò. Morì un anno dopo, assieme ai cugini che lo accompagnarono nell’impresa, di poco più grandi d’età. Furono tutti decapitati per volere del re francese, dopo averli sconfitti sui campi abruzzesi di Tagliacozzo, battaglia di cui ci narra Dante Alighieri. Il destino rese la vittoria al primo schieramento, quello guidato dagli Angioini, vittoria che cambiò la storia di tutto il Sud Italia. 

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L’esecuzione di Corradino avvenne sul patibolo di Campo Moricino, quella che oggi si chiama “Piazza Mercato”, sotto gli occhi del popolo. Era il 29 ottobre 1268. Da allora, ad ogni anniversario della sua morte, nella chiesa del Carmine, si celebra una messa a suffragio. Perché?Perché è proprio qui che fu sepolto. Nel 1847 Massimiliano II di Baviera fece erigere il monumento a Corradino, disegnato dal danese Bertel Thorvaldsen e realizzato da Schopf. Al suo interno furono poste le ossa che fino ad allora avevano riposato nel cappellone della Madonna del Carmine. Una piccola curiosità… Nel settembre del 1943, quando anche Napoli era assediata dai tedeschi, in chiesa, un gruppo di soldati intenzionati a portare via i resti mortali di Corradino intimarono a padre Elia Alleva (unico religioso rimasto in custodia del tempio) di mostrargli il luogo della sepoltura, il parroco lì condusse nel luogo dove si trova ancora oggi la lapide. Ai piedi del monumento, frantumata, per chi sa quali motivi e mancante di alcune parti. Tra le parole incise sulla lapide che indicano la sepoltura, rimane “piedistallo”, ma manca l’avverbio di posizione. I tedeschi interpretarono male la lapide, tolsero il piccolo cancello che è davanti al monumento e spostarono la statua con tutto il piedistallo, ruppero anche le tre lapidi che erano a terra, bucarono le mura poste dietro la statua, ma non trovarono nulla. L’avverbio era “dentro”.

Dentro il piedistallo. Perché le ossa di Corradino di Svevia sono ancora oggi all’interno del suo monumento che è anche la sua tomba e sono al sicuro. Nella Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore di Napoli.

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