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Da 43 Anni il presepe vivente di Sant’Anastasia. Una vera eccellenza vesuviana e napoletana. Intervista al dr. Luigi De Simone

Il Seggio del Popolo - Locanda

Da 43 Anni il presepe vivente di Sant’Anastasia.
Da circa 43 anni il borgo di Sant’antonio a Sant’Anastasia ospita il Presepe Vivente. Un evento importantissimo ormai parte integrante della tradizione locale e non solo. Il 24 dicembre sera nell’attesa della mezzanotte in molti angoli del borgo, è possibile vedere scene tipiche (e non solo) della natività.

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“Un anno particolare quello del presepe vivente di Sant’Anastasia – ha spiegato Luigi De Simone ai microfoni de L’Identitario, regista del Presepe Vivente dall’inizio, e rappresentante dei Jocundi – intanto per la sua anzianità: 43 anni ininterrottamente.
Nasce per quel bisogno di socializzare quando era molto forte negli anni in cui è nato il presepe vivente; venivamo dalla crisi del terremoto in Irpinia. C’era voglia di scambiarsi gli auguri e rivedere la speranza. Il presepe che era stato messo in soffitta dopo l’americanizzazione della nostra società sostituita dall’albero, non trovando più spazio nelle case, esce fuori e si fa “Vivente”. Noi cogliemmo l’opportunità sentita, e da lì non ci siamo mai fermati.

Può spiegarci in cosa consiste il Presepe Vivente di Sant’Anastasia?
Il nostro presepe non è solo una rievocazione storico-folcloristica ma una testimonianza del primo presepe di “Greccio” nato 800 anni fa da San Francesco che volle la celebrazione eucaristica a mezzanotte, ed in una grotta per vedere con i suoi occhi quello che era accaduto; così da uomo di fede ricordava che nella messa nasce tutto ciò. Noi di cultura Francescana, ci siamo legati a questo filone, per cui ogni anno è esclusivamente la notte di Natale, pur rinunciando al cenone di Natale ci facciamo gli auguri in Piazza, con migliaia di persone, per aspettare questa nascita!
La classica ripartizione che avevamo dall’inizio di scene bibliche con costumi biblici, in contestualizzazioni storiche con costumi del mondo giudaico-Romano e poi incarnazioni: napoletanità e secolo d’oro del ‘700, i popolani, i pescatoli, le lavandaie, gli emarginati. Questi sono i costumi del popolo e del presepe classico napoletano, così come i magi vestono gli abiti classici dell’ordine di San Gennaro, quindi i nostri sono rigorosamente legati in quel periodo. – E’ uscito il suo ultimo libro «Come a Greccio» che raccoglie aneddoti, eventi e testimonianze di un evento che è stato ed è capace di ispirare e di essere imitato da tanti.

43 Anni sono veramente tanti, ha visto dei mutamenti negli anni? Si può parlare anche di un presepe in chiave moderna?
Nel corso degli anni, pur rimanendo sempre il presepe, sempre. Abbiamo reso il presepe anche in chiave moderna, non sull’ideologia, ma in base agli eventi con calamità con attenzione pubblica: dal traffico di organi collegato con Erode e la strage degli innocenti; la violenza sulle donne, gli emarginati, quest’anno con la guerra. Quindi il cuore del nostro presepe riguarda il cattivo uso del potere, infatti quest’anno è tutto basato sul presepe politico, da Erode; i nobili, il potere economico, i magi con il potere dell’intelligenza. La strage degli innocenti quest’anno è rappresentata proprio con le bandiere della Palestina, dell’ucraina e di Israele.
E’ stata proiettata sui muri del borgo, all’ingresso, proprio la casa di Erode. Il Presepe Vivente di Sant’Anastasia continua ed essere per noi un messaggio in forma estetica di una realtà in cui crediamo! – ha concluso De Simone.

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(Foto di Francesco Montuoro Mollo e Communication program Tv)

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