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Il popolo degli invisibili muore mentre la città è in festa l’emergenza clochard non si può più ignorare

L'amministrazione non ha alcun progetto per sostenere i clochard della città

Il Seggio del Popolo - Locanda

Di Antonio Folle
Il popolo degli invisibili muore mentre la città è in festa l’emergenza clochard non si può più ignorare

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In inverno fa freddo. D’estate fa caldo. Uomini e donne che vivono in strada hanno bisogno di tutto: dalle coperte al cibo ai luoghi per lavarsi, all’assistenza sanitaria e all’assistenza spirituale. Perchè, non dimentichiamolo, parliamo di esseri umani che vivono ai margini della nostra società ma pur sempre esseri umani, e a tutti fa piacere ricevere una parola di conforto di tanto in tanto. Ho scritto delle ovvietà, così ovvie che oggi sono una vera utopia irrealizzabile.

Che il Comune di Napoli e l’assessore al Welfare Trapanese stiano friggendo il pesce con l’acqua è ormai assodato. Il popolo degli invisibili aumenta di anno in anno, sono centinaia di persone che le istituzioni non sempre riescono ad intercettare. Gli assistenti sociali sono pochi, demotivati, spesso sottopagati. Il Comune più volte ha cercato di correre ai ripari con qualche iniziativa estemporanea, ma nun se po asseccà ‘o mare ca gucciulella…
(Il popolo degli invisibili muore mentre la città è in festa l’emergenza clochard non si può più ignorare).

E non mancano i casi – ho assistito personalmente, sono anni che come giornalista mi occupo di questo argomento – di senzatetto che rifiutano l’aiuto delle istituzioni. Non perchè sono scemi (a chi piace dormire sotto una “coperta” di cartone quando ci sono 3-4 gradi di temperatura?) ma perchè nei ricoveri notturni i clochard non possono portarsi dietro animali, cani e gatti che nella stragrande maggioranza dei casi rappresentano tutti i loro affetti. E sinceramente nemmeno io me la sentirei di abbandonare un animale in strada.

La notizia del senza fissa dimora morto a piazza Plebiscito mentre la città festeggiava il nuovo anno non ha fatto altro che far suonare l’ennesimo e inutile campanello d’allarme. Parliamoci chiaro: di questo tema non gliene fotte niente a nessuno, la città fa spallucce e guarda avanti. E l’opera di coraggiosi volontari come gli amici di Angeli di Strada Villanova – li seguo da anni, andate a dare uno sguardo alle loro pagine social – non può bastare ad abbattere il muro di indifferenza tipico non solo di Napoli, ma di tutte le grandi città italiane.

Campano, muoiono, soffrono, stanno male… La città con la smania di festeggiare a tutti i costi non ha tempo per pensare a quelle persone che le molteplici ragioni della vita hanno ridotto ad una vita di stenti e che muoiono mentre le loro grida di sofferenza vengono soffocate da concerti e concertini ad uso e consumo di una moltitudine sguaiata e indifferente che sta lentamente perdendo la sua umanità.

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