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Il cavallo nero su fondo oro. Simbolo immortale della patria napolitana che dobbiamo tornare ad amare

Questo è il simbolo anche del nostro Quotidiano Indipendente - L'Identitario, non a caso!

Il Seggio del Popolo - Locanda

di Edoardo Vitale – Direttore de L’Alfiere e Presidente di Sud e Civiltà)
Rubrica L’Alfiere
Pensate che questo sia il cavallo della Ferrari? Vi sbagliate. Questo è stato per secoli il simbolo del Regno di Napoli, quello che andava dal fiume Tronto allo stretto di Messina. Una volta era conosciutissimo. Lo si vedeva sui francobolli napoletani, sui monumenti, sulle cartine del regno.
(Il cavallo nero su fondo oro. Simbolo immortale della patria napolitana)

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Se molti di voi non lo conoscono, non è una stranezza. È la conseguenza di più di un secolo e mezzo di lavoro barbaro fatto per cancellare la nostra identità. Io ho conosciuto persone di alto livello sociale e culturale che non sapevano riconoscerlo. Eppure è un simbolo bellissimo. Nel linguaggio dell’araldica, è un cavallo nero inalberato (o sfrenato) su fondo oro. Io preferisco chiamarlo impennato. Questo simbolo deriva da quello di uno dei sedili di Napoli, che erano le rappresentanze territoriali (sei della nobiltà e uno del popolo, nominato dal Re), che contribuivano attivamente al governo della città. In particolare, è il simbolo del sedile di Nido o Nilo, così chiamato dalla comunità greca di Alessandria d’Egitto che vi si era insediata.

Venne scelto come simbolo non solo di Napoli, ma dell’intero Regno, perché in caso di morte o impedimento del Re i sedili di Napoli sostituivano il sovrano. E così accadde quando dopo la fuga di re Ferdinando IV, nel 1799 il seggio del Popolo decise eroicamente la resistenza agli invasori francesi. Questo magnifico cavallino impennato su fondo oro, molto più nobile e antico di quello della Ferrari, è un simbolo di fierezza e di indomita libertà.

Prima che gli invasori cominciassero a farci il lavaggio del cervello, era conosciuto in tutto il mondo e amato da tutti gli uomini e le donne delle Due Sicilie. E oggi dobbiamo tornare ad amarlo, capendo bene che non appartiene solo a Napoli, ma a tutti i popoli del Regno Continentale, a nord del Faro di Messina.

Infatti compare, fra l’altro, su tutti francobolli della Posta Napoletana. Il Regno insulare, cioè la Sicilia, era invece rappresentato dalla famosa Trinacria. I simboli collaudati dalla storia sono capaci di risvegliare nei popoli la loro forza e la loro spiritualità profonda. E non vanno scelti a tavolino, secondo le nostre personali preferenze. Provate a chiedere ai sardi se rinunciano al loro simbolo dei quattro mori, e gli irlandesi all’arpa!

Questo cavallo impennato si è imposto nei secoli e ogni figlio della nostra patria, dal Tronto a Lampedusa, anche se non lo sa, lo porta nel fondo del cuore. Rimettiamolo al centro delle nostre bandiere. Non diamola vinta a chi ha cercato di farcelo dimenticare. Tornare ai nostri simboli significa ritrovare un riferimento morale forte e nobile, capace di riaccendere la dignità dei nostri popoli per scacciare chi vuole rubare ai nostri figli un futuro di dignità e di libertà.
(Il cavallo nero su fondo oro. Simbolo immortale della patria napolitana)

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