I pescatori sanno che il mare è pericoloso, e la tempesta terribile, ma non hanno mai trovato in questi pericoli una ragione sufficiente per rimanere a riva. (Van Gogh). Io so che quello che sto per scrivere è pericoloso e che potrebbe espormi al giudizio di una infinita serie di idiotocratici, ma bisogna avere il coraggio delle proprie idee e cominciare un laboratorio sociale e politico che scuota le fondamenta dell’intimo sentire, e che crei una selezione non solo di tipo intellettuale, ma anche culturale e spirituale. Nel mondo del materialismo, la bulimia consumistica non si ferma solo all’inganno del bisogno, che non esiste. Esistono solo le scelte e le non scelte.
Il materialismo moderno cresce nella filosofia o tendenza al “nullanesimo”. Il paradigma valoriale si capovolge con il nichilismo moderno, che diventa uno strumento di distruzione del sistema valoriale trascendentale più che religioso. Il nichilismo moderno è una malattia dell’essere umano che si insinua in coloro che, ispirati e mossi dal criticare o distruggere il conservatorismo (per giuste ragioni), finiscono per essere “influenzati” dal culto del nulla. Per me, la definizione di conservatorismo del potere è meglio spiegata dalla frase plastica del trono nietzschiano, ponendo lo stesso trono nella forma negativa di ciò che riesce a dominare.
Così facendo, però, si può incorrere nella miope trasformazione dell’anarchismo in individualismo o polemica libertaria contro qualsiasi potere costituito, ispirando più ribellioni per spirito di contraddizione che un vero e proprio moto rivoluzionario, o come io amo definirlo, rievoluzionario. Si dovrebbe parlare più di anarchismo spirituale, se vogliamo partire da come l’individuo può avere la capacità di condizionare chi gli sta intorno e ammettere che questo moto di anarchismo spirituale non appartiene a tutti, ma è una capacità di pochi… distruggendo di fatto la menzogna cosmopolita e giacobina del “siamo tutti uguali”. Pertanto, la retorica generalizzante va delegittimata, ma questa interpretazione può prestarsi ai pericoli dell’ego, trasformando una capacità in un potere conservatore, difeso dalle mura delle caste o dal fossato del pensiero elitario.
Per anarchismo spirituale possiamo intendere un individuo che, partendo da sé stesso, riesca a sviluppare la capacità di scendere nelle proprie profondità con un’educazione trascendentale, sfiorando il nichilismo ma capovolgendo il paradigma, senza arrendersi al nulla come religione o usare l’individualismo per nutrire il proprio ego, ma piuttosto rifiutando di ottenere nulla per sé, delegittimando la materia stessa e definendola solo come uno strumento e non come un bisogno.
Delegittimando di fatto il sistema di bisogno materiale e consumistico, si impedisce al sistema capitalistico di dominare ogni aspetto della società con una regola economica che vorrebbe sostenere il mondo.
L’idiotocrazia è l’effetto dell’intellettualismo nichilista-materialista e rappresenta la società perfetta per reggere “il trono” del sistema capitalistico.
Questi individui, in modo indotto o meno, si lasciano sottoporre a una vera e propria eliminazione di una parte di sé, un espianto di tutte le capacità di vivere e vedere il sacro, la morale. Il valore, inteso come capacità o tendenza trascendentale, viene sacrificato sull’altare dell’adorazione della materia, “religiosizzando” il processo che porta l’individuo a essere un devoto del consumo o, in alcuni casi, un adepto della depressione come stile di vita o naturale stato di alterazione psichica, dato dalla capacità di vedere il mondo solo nel suo aspetto materiale. In questo modo, si finisce per contemplare il nulla e tendere verso di esso, emulandolo e trasformando l’esistenza da miracolo, sogno, desiderio, in casualità, bisogno, impulso.
L’autoconvincimento ipnotico che pone l’annientamento della morale come una emulazione mitica, a cui ogni essere umano di “successo” deve sottoporsi, basa la propria forza su una verità spiegata strumentalmente dalla matematica, in un moto retorico perpetuo ma sostenuto da un’onestà intellettuale, utilizzata però in modo speculativo. Non mentendo di fatto al proprio adepto, ma ingannandolo, trasformando il disvalore dell’assenza morale in un valore da perseguire per ottenere il premio paradisiaco del benessere. In questo modo, si impone a questi individui di diventare adoratori della materia e cultori del consumo, trasformando l’umano in immagine e somiglianza della macchina. Si ottiene così una religione materialista, con una mitologia che tende a trasformare gli esseri umani in amebe prive di coscienza, morale e anima, riducendo la ragione, la logica e il sentire a una serie di impulsi da cui è meglio rifuggire, in cambio di una percezione di potere temporaneo e immediato.
Questo annichilimento morale e adorazione della materia ottiene vantaggi sostanziali nel mondo del capitale: innanzitutto, legittima la trasformazione della vita in merce, e non più in un individuo che tende verso l’alto e il trascendente. Ciò giustifica, per l’individuo stesso, l’essere oggetto, trasformando il soggetto o il verbo in un complemento oggetto a vita, con l’unico scopo di…
La morale, intesa come regole comportamentali da assumere, non deve essere indotta ma tirata fuori da chi ha avuto un percorso trascendentale e sa vedere l’invisibile. Invisibile che l’uomo dimostra di saper trarre da sé stesso, scavando nelle proprie profondità e connettendosi in osmosi con la materia tangibile e la spiritualità invisibile. Così, si guadagna la capacità di mantenere un’equidistanza da se stessi e dagli eventi, trovando nella morale un’identità superiore che trascende i propri desideri e bisogni, ponendo l’essere immateriale al di sopra dell’ego e del possesso, e anteponendo il sentire all’avere, tendendo verso l’essere primordiale invece che “diventare” qualcosa.
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