Rubrica ‘indipendente’: L’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Negli ultimi anni, i dati dimostrano una realtà ormai chiara: il Mezzogiorno è il nuovo motore di crescita per il Paese. L’aumento del PIL, delle esportazioni e dell’occupazione superano costantemente la media nazionale, segnando un trend che evidenzia il potenziale di questa area strategica. Ma non basta. Per garantire uno sviluppo stabile e duraturo, è necessario un salto di qualità: la creazione di una vera e propria lobby del Made in Sud.
Proprio come il Made in Italy ha costruito un brand riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, il Mezzogiorno deve fare altrettanto. Il momento è favorevole, con i nuovi equilibri geopolitici che rafforzano la centralità del Sud Italia non solo per il Paese, ma anche per l’intera Europa. La rotta di sviluppo, guidata dagli approvvigionamenti energetici, va ormai sempre più dal Sud al Nord. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, si è assistito a un cambio di prospettiva: il Mediterraneo è diventato la nuova frontiera per l’approvvigionamento energetico e per il commercio internazionale.
In questo contesto, è fondamentale che il Sud si organizzi, creando un’alleanza economica, una lobby del Meridione, che rappresenti i suoi interessi sui mercati internazionali e nelle politiche nazionali. Le tecnologie digitali e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) offrono strumenti essenziali per questa rinascita. Il Pnrr, infatti, identifica proprio il digitale come uno dei due pilastri principali per rilanciare l’economia. Ma il vero potenziale del Mezzogiorno si realizzerà solo se si riuscirà a superare le antiche divisioni interne e a sviluppare un fronte comune imprenditoriale. Questo è esattamente ciò che i Lupi del Sud vogliono costruire: un meridione imprenditoriale, capace di sfruttare al meglio le proprie risorse, valorizzando l’artigianato, le eccellenze agroalimentari, il turismo, e sviluppando nuove industrie tecnologiche. Dopo 163 anni di attesa, è tempo che il Sud pensi a sé come un protagonista, non più come una periferia economica. Per troppo tempo il Mezzogiorno è stato visto come un peso per il Paese, un territorio in difficoltà che richiedeva sussidi e aiuti. Ma ora il Sud ha le carte in regola per essere un motore di sviluppo, non solo per l’Italia, ma per l’Occidente tutto.
Far girare l’economia nel Sud, del resto, significa dare una nuova speranza alle future generazioni, offrendo opportunità concrete di lavoro e crescita. Creare una rete di imprese, artigiani, commercianti e innovatori che collaborino tra loro, uniti sotto l’ombrello del Made in Sud, è l’unico modo per invertire la rotta e risolvere definitivamente il divario tra Nord e Sud. È una sfida, certo, ma è anche l’unica prospettiva. L’unione di intenti tra i diversi attori del Mezzogiorno, sostenuta dalle politiche nazionali e dall’Europa, potrebbe finalmente liberare il potenziale economico e culturale di un territorio che ha sempre avuto tutto, tranne che la possibilità di esprimersi al massimo delle proprie capacità. Il futuro del Sud è nelle mani dei suoi imprenditori, di chi crede in un Meridione che non si arrende e che guarda al domani con ambizione. Il tempo di essere protagonisti è arrivato, e il Made in Sud può e deve essere il simbolo di questa rinascita.