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Turismo. Muscarà: “Tassa di soggiorno, Napoli fa cassa ma spreca in comunicazione. Dove sono i servizi per turisti e cittadini?”

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«Nel 2025 Napoli incasserà quasi 19 milioni di euro dalla tassa di soggiorno, eppure la città continua a essere sporca, caotica e priva di servizi essenziali. In compenso, si spendono cifre enormi per raccontare quanto Napoli sia bella, mentre i turisti camminano tra sacchetti e cestini traboccanti e strade rotte. Non è più tollerabile: la tassa di soggiorno non è un bancomat per finanziare convegni, eventi autoreferenziali e campagne pubblicitarie scollegate dalla realtà».
È durissima la denuncia di Marì Muscarà, consigliera regionale indipendente, che chiede trasparenza immediata sull’utilizzo della tassa di soggiorno e punta il dito contro lo sperpero che si consuma soprattutto nel capoluogo.

«Il coordinatore nazionale Abbac, Agostino Ingenito, ha lanciato un allarme serio – prosegue Muscarà – stimando in oltre 1 miliardo di euro il gettito nazionale per il 2025, con la Campania a 52 milioni e Napoli in crescita del +10,4%. Ma di questi soldi, il cittadino e il turista cosa vedono davvero? Nulla. O meglio: vedono solo campagne promozionali, loghi, spot, comunicati, ma non una città più accogliente, pulita o efficiente».

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Muscarà attacca in particolare le spese folli del Comune di Napoli per la comunicazione: «Si parla di fondi dati perfino ad Asia per comunicare… la pulizia! Ma al turista e al cittadino serve una città pulita, non un volantino che lo dica. Lo stesso vale per il brand “Napoli” o per eventi come “La Bibbia e le Donne”: voci di spesa che nulla hanno a che fare con l’obiettivo della tassa di soggiorno, che dovrebbe migliorare l’esperienza urbana e turistica. Questa mancanza di trasparenza fa pensare male, e infatti il dubbio è che si stia usando la tassa come fondo occulto per alimentare la propaganda del Comune e di qualche società partecipata».

La consigliera ricorda anche l’assurdità della chiusura dell’Ostello della Gioventù di Mergellina, trasformato in residenza universitaria anziché rilanciato per accogliere visitatori da tutto il mondo: «Quella struttura avrebbe potuto generare almeno 160.000 euro all’anno solo di tassa di soggiorno. Ma la Regione ha preferito togliere un servizio al turismo e un introito alla città. Una scelta miope e simbolica». La conclusione è netta: «Napoli non ha bisogno di manifesti, ma di fatti. Serve una governance trasparente e sostenibile, serve ripristinare la funzione pubblica della tassa di soggiorno. Fino ad allora, ogni euro incassato sarà un insulto a chi visita e a chi vive questa città».

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