Mentre le istituzioni nazionali tacciono o balbettano, c’è un Sud che continua a far sentire la sua voce, senza ambiguità e senza paura. A Torre del Greco, uno dei cuori pulsanti dell’area vesuviana, è stato proposto un ordine del giorno che condanna con fermezza le azioni militari dello Stato d’Israele contro la popolazione palestinese, chiedendo un immediato cessate il fuoco e la protezione dei civili ed il riconoscimento dello Stato Palestinese. Un gesto politico simbolico, certo, ma profondamente carico di significato. In un tempo in cui la diplomazia sembra aver abdicato alla coscienza, è il popolo a ricordare la differenza tra giustizia e complicità. Ed è il popolo meridionale, in questo caso, a dare una lezione di umanità: perché chi ha vissuto sulla propria pelle l’abbandono, l’emigrazione forzata, l’occupazione militare e l’umiliazione dell’identità, non può restare indifferente di fronte a un massacro.
Come riportato da Vesuviolive.it, hanno trovato una quadra i gruppi consiliari M5S (rappresentato da Mirko Gallo, unico consigliere) e del PD, lavorando congiuntamente ad un OdG che, pur partendo da posizioni differenti in alcuni passaggi, è confluito in una proposta unica.
Dalle fiaccolate di Napoli alle bandiere palestinesi sui balconi di Ercolano, dalle iniziative studentesche alle raccolte fondi nei piccoli centri del Cilento e del Sannio, fino ai cortei spontanei che attraversano i vicoli della città antica. Il Sud si riconosce nel grido palestinese. Perché non si tratta solo di geopolitica, ma di empatia storica. Le dichiarazioni del consigliere Gallo: “È necessario non indugiare oltre. L’azione politica del comune di Torre del Greco, quarto comune della Campania per popolazione ha un peso di rappresentanza notevole sul piano della Repubblica Italiana, che ricordiamo è costituita da tutti gli enti statali, compreso quelli locali”.
Torre del Greco ha lanciato un messaggio al Paese. Ha detto che esiste ancora una parte d’Italia che sa distinguere tra vittima e carnefice, che non si fa intimidire dalle narrazioni di regime e che rivendica il diritto di stare dalla parte degli oppressi. Ma da Torre del Greco è partita una voce fuori dal coro. Una voce che rifiuta l’indifferenza. Una voce che ricorda che essere amministratori locali non significa limitarsi a buche e bilanci, ma anche prendere posizione su ciò che è giusto e ciò che è inaccettabile.
Chi oggi difende il popolo palestinese non sta facendo una battaglia ideologica, ma una battaglia umana. E chi oggi, dal Sud Italia, alza la voce, sta riaffermando una tradizione antica: quella del Meridione che si schiera con gli ultimi, che sa cosa vuol dire perdere la terra, la casa, la dignità. Il Sud che ha vissuto l’esilio, la sopraffazione, l’occupazione militare dopo l’Unità d’Italia. Il Sud che oggi riconosce il dramma della Palestina come il riflesso più tragico di ciò che accade quando il diritto viene calpestato dal potere.
La speranza è che altri Comuni seguano l’esempio di Torre del Greco. Che l’intero Mezzogiorno si faccia portavoce di una nuova coscienza civile. E che da Sud, ancora una volta, possa partire un messaggio all’Italia intera: la pace non è una parola vuota, ma una scelta di campo. E noi abbiamo scelto da che parte stare.