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La rinascita del credito napoletano: la BCC Napoli come ‘erede morale’ del Banco di Napoli

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La storia della scomparsa del Banco di Napoli somiglia a un film giallo: un intreccio di decisioni politiche, manovre finanziarie e scelte miopi che hanno portato alla fine di una delle istituzioni più antiche e identitarie del Mezzogiorno. Ma se quel simbolo di potere economico e sociale è stato cancellato dalle mappe bancarie, il suo spirito sembra oggi rivivere, con rinnovata visione e concretezza, nella BCC Napoli. È stato proprio questo il filo conduttore dell’incontro “Banco di Napoli, genesi di una scomparsa”, svoltosi nel Salone De Gaudio del Circolo Canottieri Napoli. Un convegno che, partendo dall’analisi storica e tecnica di quanto accadde nel 1996 – quando il Banco fu ceduto alla cordata Ina-Bnl per 61,4 miliardi di lire e poi rivenduto a Sanpaolo Imi per 6mila miliardi – ha inevitabilmente portato a riflettere su cosa resti oggi dell’identità bancaria partenopea.

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A ricordarlo con forza è stato Amedeo Manzo, presidente della BCC Napoli, che ha sottolineato come, in un contesto di globalizzazione finanziaria e di distacco tra banche e territori, “la vera sfida è restituire al credito il suo volto umano, quello che parla con le persone e che vive dentro le comunità”. La BCC Napoli, nata proprio per ricucire il legame tra risparmio locale e sviluppo reale, rappresenta oggi l’unico modello di banca autenticamente napoletana, capace di restituire dignità economica e fiducia alle famiglie, alle imprese e ai giovani del territorio.

Non possiamo limitarci a rimpiangere il passato – ha affermato Manzo – ma dobbiamo costruire un futuro in cui il credito torni a essere leva di libertà e di crescita. Il nostro compito è dimostrare che una banca radicata nella comunità può competere con le grandi strutture nazionali e internazionali, proprio perché conosce i bisogni del suo popolo.”

Un messaggio forte, che si inserisce in un momento storico in cui la questione meridionale assume anche un volto economico: quello della difficoltà per il Sud di avere strumenti finanziari adeguati, banche che investano davvero nel tessuto produttivo locale, invece di drenare risorse verso i grandi centri del Nord.

Accanto a lui, tra gli interventi di rilievo anche quello di Marcello Taglialatela, presidente di Campo Sud, e del prof. Giancarlo Bracale, presidente del Circolo Canottieri, che ha introdotto l’incontro ricordando come il Banco di Napoli non fosse solo una banca, ma un pilastro identitario, un’istituzione che custodiva la fiducia e il risparmio dei napoletani da oltre cinque secoli. Oggi la BCC Napoli, con la sua rete di soci, la sua attenzione al territorio e la sua visione cooperativa, raccoglie idealmente quel testimone, riaffermando un principio antico ma ancora attuale: la finanza, per essere giusta, deve essere vicina alle persone. Se la scomparsa del Banco di Napoli resta un mistero della storia economica italiana, la rinascita del credito napoletano ha già un nome e un volto: BCC Napoli, la banca che ha scelto di restare umana, e soprattutto, napoletana.

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