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A2A milanese e lo sfruttamento delle risorse idriche calabresi: verso un cambio di rotta?

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Di Maria Rosaria de Rito
Una vicenda che affonda le radici nel passato, ma che oggi torna prepotentemente sotto i riflettori: la gestione delle risorse idriche della Calabria da parte di A2A, società bresciana con sede a Milano, il cui capitale è controllato dal Comune di Milano. Un controllo che si è consolidato grazie a una convenzione stipulata nel 1968, che ha garantito alla società l’uso delle risorse idriche calabresi in comodato gratuito. Un regime che ha sollevato molte perplessità e che oggi si avvicina alla scadenza. A partire dal 2029, infatti, l’accordo cesserà e la società non potrà più usufruire delle risorse calabresi alle stesse condizioni. Tuttavia, il direttore delegato di A2A, Lorenzo Giussani, ha già fatto sapere che l’azienda intende proseguire oltre tale data, presentando la sua strategia come un’opportunità di investimento. Un termine che, secondo alcuni, cela in realtà un meccanismo di sfruttamento del territorio che ha finora prodotto pochi benefici per la regione.

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Il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, ha annunciato l’intenzione di rivedere le condizioni della convenzione, introducendo criteri basati su una logica di mercato che garantisca un ritorno economico adeguato alla Calabria. L’obiettivo sarebbe quello di ristabilire un equilibrio più equo tra chi gestisce le risorse e chi ne è direttamente interessato. La questione sarà oggetto di discussione il prossimo 21 febbraio a Cotronei, dove è stata convocata una conferenza pubblica per fare chiarezza sulla vicenda e coinvolgere attivamente la cittadinanza. Un’occasione per portare alla luce tutti gli aspetti di un accordo che per decenni ha lasciato in secondo piano gli interessi del territorio calabrese.

Il futuro della gestione delle risorse idriche in Calabria si gioca ora su un tavolo che dovrà necessariamente includere anche la volontà politica e il coinvolgimento della popolazione locale. Il 2029 si avvicina, e con esso la possibilità di riscrivere una storia che per troppo tempo è rimasta immutata.

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