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Lo Scudetto del Sud: Napoli-Cagliari è solo l’epilogo, non la fine. Altro che calcio!

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Oggi il Napoli gioca l’ultima partita del campionato. Ma qui, tra queste strade che hanno visto nascere civiltà, regni e rivoluzioni, non si gioca una semplice partita. Qui non si tratta solo di calcio. Qui si parla di riscatto. Di orgoglio. Di storia, sicuramente passando dallo sport.

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Perché ogni volta che il Napoli scende in campo, è un’intera parte del Sud che prende fiato. Sicuramente oggi il calcio è diventato troppo impattante nella nostra società, ma ogni vittoria non è una coppa, è una ferita che si rimargina ed è un passo avanti. È un popolo che rialza la testa. E quando si arriva in fondo, come oggi, ci si guarda indietro e si scopre che ogni gol è stato un passo verso una verità troppo a lungo negata: il Sud esiste, resiste e vince.

Non ci servono cento scudetti. Ne bastano tre (magari 4) per ricordare a tutti che la dignità non si misura in numeri. Si misura nel sudore versato per arrivarci. Nella fama di rispetto. Nella setta di giustizia. Nel calcio, come nella vita, siamo sempre partiti da dietro. Con meno risorse, meno potere, meno voce. Eppure eccoci qui. Ancora una volta. Ancora presenti. Ancora in piedi.

Lo Scudetto vinto due anni fa non è stato solo un trionfo sportivo. È stato un grido. È stato il risveglio di un’identità. È stato il segnale di un cambiamento che inizia nel cuore e arriva nelle piazze, nei bar, nei mercati, nei volti della nostra gente.

Chi guarda Napoli e vede solo turismo non ha capito niente. Il Napoli non è una cartolina da vendere. È un cuore che batte, è un popolo che lotta. E questo popolo sta ricominciando a raccontarsi. A riscoprire chi è. Da dove viene. Perché è stato messo all’angolo troppi anni. E perché ora è tempo di tornare al centro.

Noi vogliamo il resto. Vogliamo lavorare. Vogliamo rispetto. Vogliamo investimenti veri, non elemosine. Vogliamo scuole, ospedali, trasporti. Vogliamo un Sud che non debba più scappare.

E se tutto questo è iniziato da un pallone che rotola, allora ben venga. Ma oggi, alla fine del campionato, diciamolo forte: non finisce nulla. Inizia tutto.

Perché il Napoli non è mai solo una squadra. È una nazione. È una bandiera. È una speranza che nessuno riuscirà mai a spegnere.

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