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Napoli tra mare blu e terra avvelenata: il volto nascosto di una terra magnifica trattata male

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Rubrica l’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Mentre la Liguria si conferma nel 2025 come la regione con il maggior numero di Bandiere Blu (33 località), seguita da Puglia (27) e Calabria (23), la Campania, con le sue 20 località premiate, resta inchiodata a una contraddizione profonda: da un lato i riconoscimenti turistici, dall’altro il degrado ambientale e sociale che si consuma ogni giorno nei suoi territori. A Napoli e provincia, oltre 3000 persone di etnia rom vivono in condizioni abitative gravemente compromesse, come denunciato dall’Associazione 21 luglio nel rapporto “Figli dell’abbandono”. Un numero che rappresenta lo 0,11% della popolazione dell’area metropolitana — il triplo della media nazionale (0,03%) — e che fotografa una realtà fatta di baraccopoli, emergenza abitativa e marginalizzazione permanente.

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L’inchiesta parla chiaro: in una delle aree più densamente popolate d’Europa, quella di Napoli e dei suoi 92 comuni, la gestione delle politiche sociali è paralizzata. Nessuna visione politica, nessun piano strutturale. E laddove servirebbero risposte urgenti, ci si scontra con l’inerzia istituzionale, con un’assistenza limitata alla sola emergenza e, in molti casi, con la presenza della criminalità organizzata che continua a lucrare su un terreno fertile come quello del traffico illegale di rifiuti.

E proprio qui si innesta l’altra grande ferita: la Terra dei Fuochi. Un dossier senza fine. Milioni di tonnellate di ecoballe ancora da smaltire,
il CSS (Combustibile Solido Secondario) che lavora su rifiuti che non dovrebbero neanche essere potenzialmente pericolosi, in un contesto in cui però la trasparenza e i controlli non risultano particolarmente performanti. Nonostante gli annunci e gli investimenti, milioni di ecoballe giacciono ancora nei siti di stoccaggio della Campania, soprattutto tra Giugliano, Villa Literno, Taverna del Re.

Cosa resta, allora, in una terra che produce eccellenze e bellezza ma convive con l’invisibile veleno del degrado? Restano gli studi: quelli scientifici che aumentano e confermano il legame tra inquinamento ambientale, incidenza tumorale e mutazioni genetiche. Restano le domande: chi controlla veramente il ciclo dei rifiuti? È ancora possibile tollerare baraccopoli senza acqua potabile e bambini in condizioni sanitarie precarie in piena Europa? E resta, purtroppo, il paradosso di una Campania che si affaccia sulle acque blu del mare ma non sa guardarsi dentro. Non basta una Bandiera Blu a cancellare il grigio delle ecoballe e delle baracche.

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