L’Italia ha ufficialmente dichiarato il suo no agli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) proposti durante la 77ª Assemblea Mondiale della Sanità, optando per mantenere valide le attuali regole del 2005. Una scelta coerente – e in linea con quella di Washington – che introduce nuove tensioni con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La decisione è stata formalizzata tramite una lettera inviata ieri dal ministro della Salute Orazio Schillaci al direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus , nella quale si rende nota la completa opposizione italiana a tutti i cambiamenti sanciti in sede internazionale
Gli emendamenti contestati prevedevano tra l’altro:
- La dichiarazione di “emergenza pandemica” autonoma da parte dell’OMS, anche senza accordo con il governo interessato;
- L’introduzione di obblighi sanitari vincolanti , inclusi quelli relativi alla vaccinazione;
- Maggiori strumenti per una cooperazione internazionale obbligata , soprattutto in termini di distribuzione delle risorse mediche e di assistenza ai Paesi a basso reddito.
Secondo Roma, questi strumenti configurano un pericoloso cedimento di sovranità nazionale: “nessuna delega alle agenzie sovranazionali potrà interferire con le decisioni di politica sanitaria interna” , ha sottolineato il governo, rilanciando il concetto di massima autonomia decisionale.
L’Italia non è sola in questa posizione. Anche gli Stati Uniti , guidati dal segretario di Stato Marco Rubio e dal ministro alla Salute Robert F. Kennedy, hanno presentato un rigetto analogo degli emendamenti, richiamando motivazioni simili: tutela della propria autonomia sanitaria e rifiuto di un intervento eccessivamente centralizzato dell’OMS.