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Quel ‘falso’ Pebliscito che ‘unificò’ l’Italia

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Rubrica l’Indignato di Giuseppe Giunto
Che significa la parola PLEBISCITO? Secondo il dizionario della Treccani il plebiscito è la diretta manifestazione di volontà del popolo riguardo le questioni relative la struttura dello stato e della sovranità territoriale; in senso più ristretto, manifestazione di volontà diretta alla creazione dell’ordinamento giuridico, una volta instaurato quale volontà popolare si manifesta con l’esercizio del diritto di voto nelle elezioni o nel referendum, quando questo sia ammesso e nei limiti in cui è consentito. Questi nel diritto Moderno.

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Di referendum in Italia se ne parla sempre, di voti, ma mai in modo plebiscitario. Tranne per un paio di volte, nel 1848 per un’annessione al Regno di Sardegna e nel 1870 annessione al Regno d’Italia. E il famosissimo plebiscito del 1860? quello che sanciva (l’unione?) del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna? Eppure ci sono tante piazze e strade che ricordano il tanto decantato voto plebiscitario delle popolazioni del Sud al Regno di Sardegna. Questo voto plebiscitario tanto sentito, tanto che a Napoli c’è una delle sue più importanti piazze che porta appunto il nome Piazza Plebiscito.

Ma Facciamo un passo indietro…. Diamo qualche dato.  1860!
Assedio di Gaeta 17.694 soldati + la Popolazione; non ha votato
Assedio di Civitella del Tronto 500 soldati + la Popolazione; non ha votato
Assedio di Messina 15.000 soldati; non hanno votato

Dal 1 giugno 1861 al 31 dicembre 1865, i briganti uccisi o fucilati sono 5.212, quelli arrestati 5.044, quelli presentatisi all’autorità 3.597 …… avranno votato?

Il 21 ottobre 1860, Camillo Benso conte di Cavour chiese al parlamento piemontese di compiere mediante un decreto l’annessione di tutte le province che avessero votato l’unione al regno di Vittorio Emanuele II attraverso un voto. Intanto nelle Due Sicilie era in corso una guerra, le Fortezze di Gaeta, Messina e di Civitella del Tronto (Abruzzo) erano assediate dalle truppe Piemontesi, varie bande di briganti ormai si ribellavano al nuovo regime Sardo-Piemontese. I soldati Borbonici non partecipavano al voto, la guerra al Brigantaggio, la popolazione era spaventata e non andò a votare, i pochi che si ribellavano venivano picchiati, e non si lasciava votare come voluto, il re delle Due Sicilie era ancora sul territorio che regnava riconosciuto da tutte le potenze europee. Era chiaramente tutta una falsa, si cercava di dare un minimo di legalità a un’occupazione.

Il voto era chiaramente non segreto e lasciava poche possibilità a chi volesse votare per il No. “il voto” rasentava il ridicolo, poiché oltre a chiamare tutti a votare sopra un soggetto dove la maggior parte erano incompetenti, non si accertava neanche l’identità delle persone che votavano, votano persino i bersaglieri che non erano residenti, la stessa persona vota anche più di una volta. Anche i garibaldini di altre regioni votavano, e votavano più di una volta. Si deponevano i voti in urne distinte i Sì e i No cosi che il voto era ben chiaro. Le urne erano presidiate da soggetti che guidavano il voto verso il SI, per quei pochi che osavano votare diversamente venivano puniti con la violenza. Ci sono stati dei casi di violenza fisica fuori alle urne a Napoli, e nella sua provincia ormai in mano alla Camorra. Bastava che si manifestasse il desiderio di votare per il mantenimento dei Borbone, che si veniva arrestati e rinviati a giudizio per rispondere di attentato al Governo; basta un semplice sospetto, perché si proceda al fermo preventivo che impedisce a numerosi cittadini di partecipare alle operazioni di voto». Un alto ufficiale piemontese, testimone oculare, ebbe a dichiarare: «In Caserta, lo Stato maggiore della mia Divisione, composto di cinquantuno ufficiali non tutti presenti al momento del plebiscito, si trovò ad avere centosessantasette voti. Nel resto del Regno si fece il plebiscito al pari di quello di Napoli».

Ad Arzano un popolano che ha gridato “Viva ‘o rre” è arrestato dai Garibaldini e per ammonimento, gli è stato tagliato il labbro inferiore. Fu così anche durante le votazioni, in Piazza Plebiscito (Largo di Palazzo) che un fedele Suddito ed onesto cittadino fu fermato da Criminali liberati dal Capo della Polizia “Liborio Romano” prima di votare NO; ma vista la impossibilità difronte alle mazze dei criminali in camicia rossa, di votare a favore del SI, si allontanò gridando a gran voce: Viva Francesco II  ‘o rré ,Il poveretto non terminò la frase che fu centrato da un colpo in piena fronte come monito per tutti gli altri votanti.               

Su una popolazione di 6 milioni e mezzo di abitanti sul continente, furono dunque 1.650.000 circa gli iscritti nelle liste elettorali, mentre in Sicilia, con 2.232.000 abitanti, gli iscritti furono 575mila. A votare, sul continente, saranno 1.312.366 (il 79,5%), e i voti favorevoli saranno 1.302.064 (99,21%) contro i 10.302 contrari (0,79%). In Sicilia, su 432.720 votanti (75,2% di affluenza), saranno invece 432.053 i favorevoli (99,85%) e 667 i contrari (0,15%). L’annessione fu poi formalizzata con il Regio Decreto 4498 del 17 dicembre 1860: “Le province napoletane fanno parte del Regno d’Italia”. Il re delle Due Sicilie lascio Gaeta (territorio Duo Siciliano) il 14 febbraio 1861 !!!

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