Rubrica l’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Napoli sta vivendo una rivoluzione culturale senza precedenti. È una rivoluzione silenziosa ma profonda, costante che attraversa le strade, le botteghe, i teatri, i caffè letterari, le università, e persino i social network. Una rivoluzione fatta di risveglio identitario, di orgoglio, di memoria e di consapevolezza. Eppure, questa rivoluzione rischia di restare orfana della politica, se la futura classe dirigente della Regione Campania non sarà in grado di rappresentarla. Alle prossime elezioni regionali, che vinca il centrodestra o il centrosinistra, non potrà più bastare un cambio di simbolo o di slogan. Servirà una nuova classe politica radicata, capace di parlare la lingua del popolo e non quella di partiti romani o milanesi. Una classe che conosca la storia della propria terra, il suo passato di capitale, di regno, di innovazione, di cultura e di primati.
Perché è indubbio che da 160 anni il Sud paga un prezzo molto: l’assenza di una classe dirigente determinata a combattere per gli interessi e le risorse del Sud, per la sua evoluzione nel contesto internazionale. Non si può più assistere inebetiti alla svendita del nostro territorio, al suo svilimento, allo smantellamento dell’industria del Sud la cui prima conseguenza è la consegna delle fasce più giovani all’emigrazione e ad una rassegnata cultura della marginalità. Oggi Napoli forse però, una parte della Città è cambiata per sempre e non è più disposta a chinare la testa. La città di Napoli che ha saputo rinascere mille volte pretende di essere guidata da chi la ama davvero, da chi non si vergogna di definirsi meridionale, da chi sa che il futuro passa solo attraverso la conoscenza e la valorizzazione delle proprie radici.
Il Sud non ha bisogno di salvatori, ma di uomini e donne liberi, formati, intellettualmente onesti e appassionati, che sappiano mettere la propria intelligenza ed i propri talenti al servizio della comunità e dei suoi soggetti più fragili. Una nuova classe dirigente che non vada a Roma – a Milano? – per chiedere ma per proporre: una classe dirigente che condivida il governo del territorio con il resto della popolazione sua mandante, così da fare in modo che il Meridione non sia agnello sacrificare per gli interessi dei Nord di ogni latitudine, ovvero una comunità pronta a piegarsi a sterili compromessi. E’ tempo di DIFENDERE e SALVAGUARDARE, nelle Istituzioni, nei Governi, nei processi decisionali l’AUTONOMIA e la DIGINITA’ di un popolo troppo a lungo tradito, lasciato solo e finanche deriso. Napoli è pronta. Il Sud è pronto. Ora tocca alla politica dimostrare di essere all’altezza di questo risveglio. Ma la politica siamo anche noi? Adesso o mai più.