COMUNICATO FISI SUL CCNL 2022_24
La FISI – Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali – si esprime negativamente rispetto al nuovo CCNL appena firmato, sia in quanto le uniche novità presenti sono esclusivamente quelle legate all’aspetto economico, rimandando al 2026 gli aspetti delle relazioni sindacali e giuridici, eccettuato un cenno alla nuova assicurazione sanitaria, ennesimo strumento di ingresso di enti privati nell’amministrazione pubblica, sia per la carenza contenutistica e strutturale delle novità nell’aspetto economico, novità sbandierate come un vero e proprio specchietto per le allodole.
Quanto al contenuto, gli aumenti previsti del nuovo contratto sono in percentuale meno di un terzo rispetto all’inflazione del triennio di riferimento, risultando dunque estremamente insufficienti per la valorizzazione della professionalità sia del personale docente che del personale ATA: riguardo a quest’ultimo è anche da sottolineare che gran parte de fondi per questi aumenti irrisori erano quelli già previsti per il finanziamento dei nuovi ordinamenti del personale ATA, e che ora sono stati dirottati nella contrattazione dando l’immagine illusoria di un nuovo stanziamento. Unendo tale riflessione a quella che scaturisce dal rinvio dell’attivazione della Carta docenti e dal taglio dei membri delle commissioni dell’esame di maturità, come previsto dal DL, risulta evidente che i fondi per il sistema scolastico pubblico sono in realtà in continua diminuzione, e che l’unica vera soluzione sarebbe quella di investire in tale settore i fondi che invece il governo destina sempre più al riarmo e agli investimenti derivanti di volta in volta dal vincolo europeo.
Da un punto di vista strutturale, sono impostati in modo del tutto errato la detassazione del salario accessorio e il taglio del cuneo fiscale: il salario accessorio è tassato infatti a lordo stato e non a lordo dipendente, quindi la detassazione risulta anche in questo caso inefficace, mentre sarebbe stato molto più semplice e conveniente tassare il salario accessorio a lordo dipendente.
Altro grave aspetto riguarda la formazione “incentivata”. Infatti, dal 2026/27 sono previsti cicli triennali di formazione finalizzati allo sviluppo professionale e alla valorizzazione del merito: tali percorsi dovranno riguardare compiti aggiuntivi, come le funzioni strumentali, il tutoraggio o l’orientamento e attività per il rafforzamento dell’offerta formativa e l’innovazione didattica. Non solo questi incentivi avranno l’effetto di aumentare il mercimonio dei corsi di formazione, già profonda piaga del sistema di reclutamento e della questione del precariato come la FISI ha più volte evidenziato nella sua costante lotta accanto ai precari del mondo della scuola e non solo, di indurre altra competitività tra i docenti, producendo quello spaccamento nel corpo docente che abbiamo già notato a partire dall’arrivo dei fondi del PNRR, spaccamento funzionale al classico divide et impera, e soprattutto indirizza i docenti verso i corsi di formazione incentivati, i cui contenuti, leggiamo chiaramente tra le righe, sono legati alla digitalizzazione sempre più pervasiva e ai partenariati per le attività di orientamento, altro vincolo esterno sempre più pressante per la libertà di insegnamento e per il concetto stesso di formazione degli studenti e delle studentesse. Riguardo tale aspetto, leggendo insieme l’art. 11 comma 9 che già prevedeva che “sono oggetto di confronto […] a livello nazionale e regionale […] gli obiettivi e le finalità della formazione del personale” non può non venire in mente la recente cancellazione da parte del MIM del corso di formazione organizzato dal CESTES con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, azione mirata a escludere una riflessione sulla pace (cioè contro i partenariati con aziende produttrici di armi e con l’esercito, e contro il riarmo, scopi fondamentali dunque per il governo e per il MIM) dagli obiettivi della formazione docenti.
Per tutto quanto evidenziato, la FISI ritiene il CCNL 2022/24 inefficace, inefficiente e per molti aspetti controproducente riguardo a una vera qualificazione delle professionalità del mondo della scuola.















