EDITORIALE DEL DIRETTORE
Quella di ieri sera non è stata solo una protesta: è stata una lezione di civiltà. In un momento storico in cui troppo spesso le piazze vengono raccontate attraverso tensioni, scontri o forzature narrative, a Napoli è accaduto l’esatto contrario. Centinaia e centinaia di persone si sono radunate all’esterno del Palapartenope per difendere l’immagine della città, e lo hanno fatto con una compostezza esemplare, senza un gesto fuori posto, senza una provocazione, senza permettere che il dissenso degenerasse.
Un plauso sincero va all’attivista Gigi Lista, leader riconosciuto della manifestazione, che ancora una volta ha dimostrato lucidità, equilibrio e capacità di tenere unito un fronte ampio e determinato. Lista ha saputo parlare ai presenti e, allo stesso tempo, rispondere con fermezza e serenità ai giornalisti intervenuti, offrendo una narrazione chiara e diretta delle motivazioni profonde che hanno animato la protesta.
Napoli ieri ha mostrato il suo volto migliore: quello di una comunità orgogliosa, vigile, capace di alzarsi in piedi senza cadere nella trappola della violenza. Una città che, quando vuole, sa essere esempio. Una città che, ieri sera, ha difeso se stessa e la sua dignità con la forza della maturità civile.
Di seguito le info della Protesta
La serata al Palapartenope non è stata una serata qualunque. Mentre all’interno andava in scena La Zanzara Show, all’esterno centinaia di persone si sono radunate per protestare contro quella che definiscono una narrazione sistematica e discriminatoria ai danni della città. Un sit-in pacifico ma determinato, che ha trasformato Fuorigrotta in un luogo di resistenza civile e identitaria.
A essere contestato è soprattutto Giuseppe Cruciani, conduttore noto per le sue provocazioni e per un’ironia che i manifestanti definiscono “razzismo spacciato per satira”. Le sue dichiarazioni, negli anni, hanno alimentato un immaginario distorto su Napoli e sui napoletani, senza mai incontrare freni da parte del suo editore, il Gruppo 24 ORE – controllato da Confindustria – che continua a garantirgli spazio e un compenso annuo di circa 500mila euro, cifra citata dallo stesso conduttore in trasmissione.
Secondo i manifestanti, però, Cruciani è solo la punta dell’iceberg. “Un megafono utile – sostengono – a legittimare operazioni speculative in città”. Operazioni che, a loro avviso, puntano a trasformare Napoli in un grande parco tematico per multinazionali del turismo, espellendo progressivamente residenti e piccole attività locali dal centro storico, proprio come già accaduto in altre città d’arte europee.
A guidare il corteo è stato, tra gli altri, l’attivista e blogger Gigi Lista, voce storica delle battaglie civiche napoletane, che con un intervento lungo e appassionato ha dato il senso profondo della mobilitazione:
“Napoli ha bisogno di rifondare la propria forza militante contro il dilagare del borghesismo radical skif da un lato e la cuozzagine analfabeta che affolla TikTok dall’altro. Nel mezzo c’è chi conosce davvero il valore della militanza, la formazione umana che crea consapevolezza e stile. In un mondo senza più punti cardinali, ci restano la forza delle nostre idee e il coraggio delle nostre azioni.”
Lista ha parlato di una “chiamata a raccolta di una certa militanza vecchio stampo”, raccontando come ieri sera “fosse presente il settanta per cento della nostra tribù, amici fraterni, persone che da anni costruiscono coscienze e lottano per la città”.
E ha aggiunto:
“Insieme costruiremo una difesa per Napoli, per la sua identità e per il suo popolo, soprattutto quello che non ha mai avuto voce. Le sfide che ci aspettano sono enormi: le limitazioni della libertà attraverso chiusure dei locali, zone rosse, la criminalizzazione della musica, del turismo, degli artisti di strada. L’emergenza abitativa, l’edilizia popolare. E poi la madre di tutte le battaglie: Bagnoli.”
Il riferimento è al progetto di trasformazione dell’area occidentale della città, dove – secondo Lista – “si è dato appuntamento un patto che unisce criminalità, lobby, politica e affarismi, per depredare Napoli e sottometterla”. Da qui il suo appello finale:
“L’ultimo baluardo saremo noi, la nostra opposizione ferma. Dobbiamo superare gli steccati ideologici e unirci dietro un unico vessillo: Napoli.”
La protesta di ieri non è stata solo contro un programma radiofonico: è stata il sintomo di una città che rivendica il diritto di raccontarsi da sé, senza filtri, senza caricature, senza essere ridotta a cliché utili a chi vuole usarla come terreno di conquista.
Napoli, ancora una volta, si è alzata in piedi. E ha parlato chiaro.













