La lettera del professore Vincenzo Maiorana, storico attivista meridionalista, sta facendo discutere perché tocca un tema che da troppo tempo rimane sospeso: la dignità negata al Sud. E lo fa rivolgendosi a una delle figure più amate e ascoltate del Mezzogiorno, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Maiorana apre la sua lettera con un ringraziamento sincero: riconosce a De Laurentiis di aver ridato ai napoletani e ai meridionali l’orgoglio di appartenere a una grande terra. Le vittorie, il lavoro, la capacità di rialzare una squadra e una città in difficoltà hanno avuto un valore che va ben oltre il calcio.
Poi arriva la domanda che dà senso all’intero appello: cosa accadrebbe se un uomo amato, rispettato e seguito come De Laurentiis decidesse di spendere la propria autorevolezza per il riscatto del Sud? Non sul piano politico, ma su quello morale, culturale, identitario. Se decidesse di parlare non solo ai tifosi, ma alla “sua gente”, come la chiama Maiorana? Il professore ricorda che, dopo 164 anni dall’Unità d’Italia, il Mezzogiorno non ha ancora ottenuto ciò che ogni cittadino dovrebbe avere per diritto: pari opportunità. E pone una domanda semplice e inquietante: un bambino che nasce a Caltanissetta, Foggia o Salerno ha davvero gli stessi diritti e servizi di uno che nasce a Torino o Milano? I dati dicono di no.
Maiorana individua la causa principale in una legge che definisce “incivile”, la famosa Spesa Storica del 2009, che distribuisce le risorse statali non in base alla popolazione, ma in base a quanto ogni regione ha ricevuto in passato. Così chi ha avuto molto continua ad avere molto, e chi ha ricevuto meno continua a essere penalizzato. Il risultato è impressionante: 61 miliardi di euro in meno ogni anno al Sud, 840 miliardi sottratti dal 2000 al 2017 secondo Eurispes e Svimez. È un’Italia che va a due velocità, un’Italia che penalizza proprio quelle regioni che avrebbero bisogno di investimenti, infrastrutture, sanità e servizi per garantire una vita dignitosa ai propri cittadini. Un’Italia che – scrive Maiorana – “non è ancora una nazione”, almeno non dal punto di vista dei diritti. La lettera si chiude con un appello diretto al presidente del Napoli: ascoltare il “grido di dolore” che si alza dal Sud. Un grido che chiede giustizia, rispetto, uguaglianza. E che non può essere ignorato da chi, come De Laurentiis, ha dimostrato di saper parlare alla testa e al cuore di un popolo intero.
Maiorana non cerca uno scontro politico. Chiede una voce, un simbolo, un gesto morale. Chiede che la forza dell’identità meridionale, troppo spesso soffocata, trovi un nuovo alleato. E invita De Laurentiis a guardare oltre il campo, verso quel Sud che ogni giorno lotta, resiste e spera. In silenzio, ma non senza dignità.













