di Stefano Bouché – Rubrica “L’Indipendentista”
Il risultato elettorale in Campania dice due cose chiare: il campo progressista allargato vince, e l’astensionismo continua ad essere la prima forza politica della Regione. Ma dentro questi due dati c’è una verità che molti fingono di non vedere: per il Sud, questa volta, è andata bene così. Perché se fosse stato l’area conservatrice a prevalere, ci saremmo ritrovati il governo, ben definito dalla Schlein, più anti-meridionale degli ultimi decenni a comandare anche dentro casa nostra. Un esecutivo che da due anni non perde occasione per colpire il Sud su scuola, sanità, infrastrutture, fondi europei, autonomia differenziata e narrazione culturale.
E allora sì: meglio evitare un “commissariamento politico” della Campania da parte di Roma. La vittoria di Roberto Fico – al di là delle appartenenze ideologiche – è infatti letta da molti come una vittoria identitaria, nel senso più politico del termine.
Non perché Fico sia un leader meridionalista, ma perché rappresenta l’unica alternativa possibile ad un centrodestra che, in questa fase storica, interpreta apertamente il Sud come un peso, un problema, un territorio da marginalizzare.
C’è poi un elemento storico che torna ciclicamente: la Campania non vota mai come il governo centrale. Non è un caso, non è un capriccio: è la conferma che i campani ragionano in base a un istinto antico, quasi genetico, di difesa. Napoli, in particolare, resta una città che non si fa dettare l’agenda da nessuno. Non la dettano i sondaggi nazionali, non la dettano gli editorialisti romani e non la dettano i partiti. Napoli e la Campania, Regione Napolicentrica, vota come vuole, quando vuole e soprattutto contro chi percepisce come ostile.
E il governo nazionale, oggi, è percepito esattamente così. Resta il tema enorme dell’astensionismo: milioni di cittadini hanno scelto di non votare. È un segnale pericoloso, che dice molto della distanza siderale tra popolo e Istituzioni. Ma dice anche un’altra cosa:
che il Sud non si riconosce più nei modelli politici imposti da Roma.
In questo caos, la vittoria del centrosinistra – area progressista non è solo un risultato aritmetico: è un messaggio identitario, un grido silenzioso ma chiarissimo. Meglio chiunque, purché non chi vuole condannare il Sud alla marginalità definitiva. Il voto in Campania è stato, ancora una volta, una dichiarazione di indipendenza.
La conferma che Napoli non obbedisce, non si allinea e non si fa convincere da chi la guarda dall’alto in basso.
E anche stavolta – piaccia o no – ha scelto così: allora meglio Fico che un “nemico” in casa.















