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Massimo Troisi il genio napoletano capì che “gli americani fanno le guerre per farci i film”. Forse oggi più di ieri

Gli americani amano farsi passare per eroi ma sarà sempre così? Massimo Troisi però aveva capito qualcosa in più

Il Seggio del Popolo - Locanda

di Fernando Luisi

Quasi trent’anni fa, a soli 41 anni, ci lasciava Massimo Troisi. Ancora oggi sentiamo la sua mancanza e non solo noi napoletani.
L’ attore, comico, poeta, regista, sceneggiatore e cabarettista Massimo Troisi è uno degli artisti napoletani più amati e ricordati e che ha arricchito il cinema con i suoi capolavori “Ricomincio da tre”, “Non ci resta che piangere” e “Il postino”.
Nelle sue rappresentazioni nulla era banale e, con grande umiltà, evidenziava tutto il suo talento, tanto da essere riconosciuto universalmente come l’erede naturale di Eduardo e Totò.
Le sue interpretazioni che, spessissimo, erano recitate in napoletano venivano comprese da un vasto pubblico perché la mimica facciale, la gestualità ed il linguaggio simil asmatico catturavano il cuore degli spettatori.
Un altro aspetto delle performance dell’attore era l’ironia e, per certi aspetti, il cogliere, con grande anticipo, alcuni aspetti di come stava andando e sarebbe andato il mondo.

In un’intervista condotta da Pippo Baudo durante una puntata di “Domenica In” del 1987, il grande talento di San Giorgio a Cremano, da Little Italy, con sottile ironia descrisse “l’Ammerica”. Con il senno di poi questa intervista ci ha permesso di riconoscere in Massimo Troisi l’uomo che aveva capito tutto e con grande anticipo. La genialità di Massimo Troisi, durante quell’intervista, fu anche quella di farsi affiancare da due silenziosi cinesi, spacciati per napoletani! Quasi a sottolineare la silenziosa presenza dei cinesi in questo terrificante momento per l’umanità.
In fondo gli “ammericani le guerre le fanno per fare i film”, questo era il succo dell’intervista.
Escludendo i due primi conflitti mondiali, dalla Corea, al Vietnam, all’Iraq e a tante altre regioni del mondo destinatarie dell’esportazione di democrazia, le guerre hanno permesso di realizzare ad Hollywood le molteplici pellicole dove il fine ultimo era la “bontà ammericani”. Peccato però che la ricostruzione degli avvenimenti, da un punto di vista cinematografico, non rappresentava e rappresenta mai la realtà.
Ancora oggi gli Stati Uniti d’America sono impegnati in fare guerre in lungo e in largo. Probabilmente stavolta sono impegnati in un vero e proprio kolossal con scenari diversi e in contemporanea.
Che geni, gli “ammericani”!

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