“Nella nostra storia non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo Stato nel nostro capitale – ha dichiarato pochi mesi fa John Elkann, il presidente di Stellantis – Gli Stati entrano nelle imprese quando vanno male e Stellantis va molto bene”.
Non la pensa così uno studio di qualche anno fa, nel 2012, di Federcontribuenti che ha fatto un calcolo complessivo: dal 1975 ad oggi (2012) la casa Torinese ha ottenuto dallo Stato italiano l’incredibile somma di 220 miliardi. Come mai tutti questi fondi?
L’ultimo prestito è stato di 6,3 miliardi concessa dal secondo governo Conte con garanzia Sace a Fca Italy nel 2020, durante la pandemia, per “preservare e rafforzare la filiera automotive italiana”. Riportato da Il Giornale, il prestito è stato restituito in anticipo da Stellantis nel 2022, ma la produzione non è ancora tornata ai livelli pre-Covid, dal 2021 il gruppo ha lasciato a casa quasi 8mila lavoratori, anche perché, secondo una recente analisi del Sole 24 Ore, dopo la fusione con i francesi, il Paese Italia è stato sempre meno centrale nei volumi di produzione. Secondo Milano Finanza (come riporta il Giornale) «nel 2000 i dipendenti diretti del gruppo in Italia erano 112mila, nel 2017 solo 60mila». Negli ultimi mesi però Carlos Tavares, dirigente del gruppo Stellantis, non ha esitato a chiedere nuovi “sussidi diretti nelle tasche dei consumatori italiani”.
Le informazioni sono tante ma non si riesce a capire come sia possibile che un’azienda che investe sempre meno in Italia, richieda sempre più fondi in quello stesso Paese, anche se dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e PSA, la sede legale della società è stata spostata ad Amsterdam, la sede operativa a Hoofddorp e controlla quattordici marchi automobilistici.
Sulla questione fondi, difficilmente capiremo anche in futuro l’accordo tra lo stato italiano ed FCA per la questione mascherine (di scarsissima qualità) durante la pandemia. Mai è stato chiarito quali fossero gli accordi, il gruppo FCA, diventando praticamente fornitore ufficiale di Mascherine dello stato italiano ha fornito le scuole italiane per milioni di mascherine all’anno. “Gli stabilimenti designati per la produzione sono quelli di Mirafiori (Torino) e di Pratola Serra (Avellino), evidentemente per distribuire più velocemente dal Nord a Sud le mascherine quotidianamente. Sono circa 27 milioni le mascherine previste nell’accordo da produrre ogni giorno, come possiamo vedere dal comunicato che anche “La Stampa” (e pochi altri quotidiani) ci propone il 4 Agosto 2020“.
(…) Grazie all’accordo con il commissario straordinario Domenico Arcuri, solo per le scuole sono circa 11 milioni le mascherine chirurgiche che quotidianamente dovranno essere fornite e fatte indossare agli alunni dalla FCA Italy Spa ed ecco perché, pur non essendo l’unico fornitore ufficiale di mascherine dello stato italiano, ne è di fatto diventato il principale partner.
Insomma, certamente, i sostegni pubblici vengono elargiti soprattutto a realtà imprenditoriali che rappresentano posti di lavoro e producono Pil più che ragionevole, ma più si investe all’estero più tali fondi dovrebbero avere delle strette da parte dello Stato che investe in queste aziende.