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Finite le vacanze le città del sud si svuotano e gli emigranti partono per il Nord e terre assai lontane

Come da "tradizione" ormai da 160 anni il Sud si svuota dopo le feste natalizie

Il Seggio del Popolo - Locanda

di Antonio Folle

(Finite le vacanze le città del sud si svuotano e gli emigranti partono tornando al Nord)
Sulle tristi sofferenze dei meridionali che, alla fine di ogni festività, rifanno faticosamente le valigie e se ne ritornano nelle città del nord esiste uno sconfinato elenco di struggenti canzoni composte nel corso degli anni. Dalla celeberrima “Santa Lucia luntana” alla più recente “Fosse ‘o Dio” di Sal da Vinci passando per l’indimenticabile “Napolitudine” di Federico Salvatore.

Canzoni che raccontano delle pene di quei napoletani, pugliesi, calabresi e siciliani che attendono con ansia le festività per poter ritornare nelle loro terre e per i quali il tempo passa sempre troppo in fretta. E che dopo qualche tempo di vita al nord si sentono “turisti dint’a città addò so nato”.

Per tutti il pensiero è sempre lo stesso: “arrivederci a presto, tanto tra poco viene Pasqua...” eh già, perchè salvo casi eccezionali Natale, Pasqua e le festività estive sono gli unici periodi in cui i meridionali possono far ritorno alle loro terre e alle loro famiglie, durante il resto dell’anno devono “produrre” per le aziende del nord che li fanno lavorare in molti casi quasi come se gli facessero un piacere.

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E ne sanno qualcosa le compagnie aeree e ferroviarie italiane: prenotare un volo o un viaggio in treno durante le festività può essere una vera mazzata per i meridionali che vogliono ritornare alla loro terra e la macchina è da evitare se non si vuole correre il rischio di passare le proprie ferie imbottigliati nel traffico autostradale. Una speculazione bella e buona se si pensa che lo stesso treno prenotato a distanza di un giorno o due dal periodo natalizio può arrivare a costare anche 100 euro in meno, ma questa è un’altra storia della quale magari vi parlerò prossimamente…

E così quei treni e quegli aerei diventano i “bastimenti che partono  pe terre assaje luntane” a bordo dei quali viaggiano ragazzi e ragazze, uomini e donne che guardano dai finestrini il viaggio che li ricondurrà nelle grigie città della Lombardia, della Liguria, del Piemonte e del Veneto. Meridionali strappati non per loro colpa alle loro case, alle loro famiglie e ai loro affetti più cari che, in molti casi, dopo un po’ di tempo cominciano a sentirsi fuori luogo non solo al nord, ma persino nelle stesse città dove sono nati e tra i loro stessi amici.

Emigrare dovrebbe essere una scelta, un diritto, non un obbligo. Ma dal 1861 per milioni di meridionali non c’è stata scelta. E oggi, nel 2024, l’Italia è più disunita che mai: divisa tra un nord industriale e un sud che, in mancanza di meglio, non può fare altro che sfoggiare pizze fritte, cuoppi di fritture di pesce e murales di Maradona per cercare di tenere il passo con la speranza di risorgere grazie al turismo.

Antonio Folle:

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