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Venere degli Stracci i napoletani dicono no ad una scultura che non rappresenta Napoli

Potevano andarsene al mare, a fare aperitivo, a fare una gita fuori porta, a visitare qualche museo o, semplicemente, stare a casa davanti alla tv. Invece oggi pomeriggio un coraggioso gruppo di napoletani è sceso in piazza per ribadire il suo no alla Venere degli Stracci installata per la seconda volta a piazza Municipio, dopo che la prima versione dell’opera del biellese Michelangelo Pistoletto era stata incendiata da un ragazzo senza fissa dimora. Non sono mancati i turisti che, incuriositi da quella moltitudine che
faceva sentire le proprie ragioni, si sono fermati per informarsi sul perché della manifestazione. Buon segno.
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I cittadini che si sono alternati al microfono hanno spiegato dettagliatamente le ragioni del loro no a quella montagna di pezze che imbruttisce piazza Municipio e che sembra uno sfottò in confronto al Maschio Angioino, allo splendido Hotel Londres – anch’esso umiliato dall’occupazione da parte degli uffici del TAR – e a tutti quei monumenti napoletani che meriterebbero ben altra considerazione e che invece sono quotidianamente abbandonati. E la prima responsabile dell’abbandono del nostro patrimonio non può essere che l’istituzione: e infatti è proprio questo che i cittadini hanno voluto ribadire. Il Comune di Napoli, sempre a corto di soldi per le attività di ordinaria e straordinaria manutenzione, ha trovato i fondi per pagare la versione 2 della Venere degli Stracci, ha trovato i fondi per l’illuminazione “scenica” e ha trovato i fondi per il servizio di guardiania 24 su 24.

Parliamo dello stesso Comune che lascia morire nella più cieca indifferenza monumenti preziosi che gridano vendetta, ma da quel lato il sindaco di Napoli e tutta la sua Giunta non ci sentono. Forse, per “risvegliare” il primo cittadino, bisognerebbe urlare forte, magari facendosi sentire fino a Nola, dove il nostro sindaco abita e da dove viene ogni giorno a fare una passeggiatina distratta a Napoli.

Non erano in molti i napoletani che sono scesi in piazza oggi. Ma quei pochi che hanno deciso di lanciarsi in questa battaglia sono, speriamo, l’avanguardia di un movimento di cittadini che non si vuole rassegnare all’arte calata dall’alto, al degrado infinito e all’indifferenza di un Comune trincerato sulle sue posizioni e col quale è impossibile dialogare. E non è finita qua. Quando la Venere delle pezze sarà finalmente rimossa da piazza Municipio non tornerà a Biella, da quel Pistoletto che l’ha scolpita. No. Resterà a Napoli, andrà a oltraggiare la basilica di San Pietro ad Aram, una delle più antiche della città, dove, dietro permesso dell’arcivescovo Battaglia – lo
stesso che non si era accorto che l’impianto di illuminazione all’esterno del Duomo era spento da più di un anno – resterà esposta per sempre. Un regalo pagato a caro prezzo dal Comune, quindi dai napoletani, di cui francamente non sentivamo proprio il bisogno.

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