Rubrica LIBERA: L’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
C’è una domanda che mi ronza in testa da un po’ e che ora, più che mai, sento il bisogno di porre imponente: che fine hanno fatto i “NO NATO”? Oggi che si parla sempre più insistentemente di una difesa comune europea, quei movimenti e quelle voci così rumorose contro l’Alleanza Atlantica, sono pronti a sostenere un esercito europeo? O restano aggrappati ai vecchi slogan dei fiori nei cannoni?
Non è (solo) una provocazione, è una questione politica e culturale seria. Perché a furia di rifiutare qualsiasi forma di difesa organizzata, rischiamo di diventare ostaggi delle scelte altrui. E questo, per l’Europa, è un problema. La guerra in Ucraina e la crescente instabilità nel mondo ci dimostrano ogni giorno che non possiamo più delegare la nostra sicurezza agli Stati Uniti. La NATO è stata, e in parte è ancora, uno strumento fondamentale, ma possiamo continuare ad affidarci a una struttura militare in cui il vero motore politico non siamo noi? Sarebbe forse il caso di immaginare una “NATO europea”, o meglio ancora: un sistema di difesa integrato che prescinde dagli interessi americani e risponde alle priorità del vecchio continente. È il momento di smettere di giocare con l’utopia della neutralità assoluta e affrontare la realtà con la maturità che spetta a un’Unione che ambisce a essere qualcosa di più di un’area economica.
Essere europei oggi significa anche prendersi la responsabilità di difendere se stessi, i propri confini, i propri valori. E questo non si fa con le manifestazioni o le bandiere arcobaleno: si fa con una politica estera comune e una forza di difesa credibile. Chi si è sempre detto contrario alla NATO ha ora un’occasione storica per dimostrare coerenza: sostenere l’autonomia strategica europea. O continueremo davvero ad andare avanti coi fiori nei cannoni?
