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GHANA, L’ORO TORNA AL POPOLO: STOP ALLE MULTINAZIONALI E NASCE IL GOLD BOD

BCC

Il Ghana dice basta alle ingerenze straniere nel settore dell’oro e lancia un piano per la sovranità economica e ambientale.

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Il Ghana ha deciso di voltare pagina. Con una mossa destinata a far discutere, il nuovo governo guidato da John Dramani Mahama ha revocato tutte le licenze di esportazione dell’oro, sia alle compagnie straniere che a quelle locali, introducendo una riforma radicale: d’ora in poi sarà solo un ente statale, il Gold Bod , a gestire l’intera filiera dell’oro artigianale, dall’acquisto alla certificazione, fino all’esportazione.

Il provvedimento, che entrerà pienamente in vigore entro fine aprile, rappresenta una netta inversione di rotta rispetto al passato. Obiettivo dichiarato: mettere fine al sistema frammentato che favoriva il contrabbando e le speculazioni, e garantire allo Stato maggiori entrate in valuta estera in un momento di forte instabilità globale. Una decisione che arriva in un momento cruciale: nel 2024, le esportazioni di oro del Ghana sono cresciute del 53,2% , toccando gli 11,64 miliardi di dollari , trainate soprattutto dal boom del settore artigianale. E mentre il prezzo del metallo prezioso ha superato i 3.200 dollari l’oncia a causa delle tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, il Ghana punta a massimizzare i profitti, garantendo trasparenza e controllo.

Ma la rivoluzione non è solo economica. L’operazione Gold Bod è anche una risposta forte alle pressioni ambientali: già nell’ottobre scorso il governo aveva annullato la legge che permetteva l’estrazione dalle riserve forestali, in seguito a massicce proteste popolari. Una marcia indietro che testimonia la crescente sensibilità del Paese verso la tutela del proprio patrimonio naturale, messo a dura prova dalle miniere illegali (galamsey) e dallo sfruttamento incontrollato. Il Ghana, primo produttore di oro in Africa, segue così l’esempio di altri Stati del continente che negli ultimi anni hanno avviato processi di nazionalizzazione delle risorse minerarie. Dal Burkina Faso , che nell’agosto 2024 ha acquisito il controllo delle miniere di Boungou e Wahgnion, al Mali , che a gennaio ha espropriato le riserve d’oro della multinazionale Barrick Gold per inadempienze contrattuali. Il comune denominatore è uno solo: riportare la ricchezza nelle mani dei popoli africani.

Non si tratta solo di una strategia economica, ma di una battaglia di sovranità . Una lotta contro decenni di sfruttamento colonialista e di neocolonialismo economico, che vede oggi i Paesi africani, in particolare quelli dell’area del Sahel, riappropriarsi delle proprie risorse e del proprio futuro. Con il Gold Bod, il Ghana non si limita a chiudere la porta agli interessi stranieri. Apri invece un nuovo capitolo in cui l’oro torna a essere un patrimonio pubblico, un motore di sviluppo e uno strumento di giustizia sociale. Una scelta coraggiosa che potrebbe fare scuola.

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