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Museo della Fisica: la scienza al tempo dei Borbone

Il Centro Musei delle Scienze Naturali della Federico II

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di Massimiliano Del Prete

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Napoli è uno scrigno di cultura e bellezza artistica. La ricchezza del patrimonio visitabile rende davvero difficile, anche per gli stessi napoletani, conoscere tutto quanto di “importante e notevole” andrebbe visto. Ci sono però musei straordinari che, sconosciuti ai più, rappresentano in maniera fulgida quanto la nostra città (in particolar modo nel periodo del Regno di Napoli) abbia contribuito allo sviluppo della cultura e della scienza, non solo in Europa, ma nel mondo.

Il polo “Centro Musei delle Scienze Naturali” dell’Università di Napoli Federico II, istituito nel 1992 e diretto dal Prof. Piergiulio Cappelletti, racchiude cinque straordinari musei, splendidamente curati,  che sono luoghi nei quali ci si astrae dal tempo e dallo spazio per immergersi in un viaggio che ci conduce alla scoperta di personaggi e storie appartenenti al mondo della scienza e della cultura,  intimamente e profondamente legati a Napoli. Nel polo sono racchiusi i musei di Fisica, Mineralogia, Zoologia, Antropologia e Paleontologia.  Il museo di Fisica, dopo che la Dott.ssa Rosanna Del Monte, Direttrice Tecnica, ci ha illustrato con magistrale competenza le collezioni esposte, si è “disvelato”, mettendo in luce come gli studi condotti da personaggi illustri che hanno operato a Napoli abbiano contribuito allo sviluppo scientifico.

Il museo di Fisica è composto da una serie di  strumenti provenienti da prestigiose e storiche collezioni e, dal 2005, ha sede nel refettorio dei Gesuiti presso l’ateneo Federico II in Via Mezzocannone 8. La raccolta di strumenti scientifici, il loro impiego e la creazione di meccanismi virtuosi legati all’ambito scientifico-tecnologico è stata una delle attività protette e promulgate dalla dinastia dei Borbone. Infatti, a partire dal 1840, Ferdinando II di Borbone istituisce il “Gabinetto Fisico” con sede a Palazzo Reale di Napoli. C’è da notare che quasi cento anni prima, quando Carlo di Borbone sale al trono del Regno di Napoli, trasferisce “l’eredità” della madre, Elisabetta Farnese,  nella neonata Reggia di Capodimonte. Il “tesoro” raccoglieva quadri, oggetti d’arte, libri ma anche alcune “macchine matematiche e fisiche”.

Tali strumenti, però, risultarono decontestualizzati rispetto alla collezione artistica di Capodimonte e, nei primi anni dell’800, vennero spostati all’Accademia militare della Nunziatella, costituendo un museo scientifico-militare.

Larga parte di quegli strumenti, giunti a noi in eccellenti condizioni di conservazione, sono esposti al Museo di Fisica della Federico II.

Per comprendere  come la scienza, spesso, sia stata anche al servizio “dell’arte della guerra”, basta ammirare la straordinaria Doppia Lente Ustoria esposta al museo (ne esistono solo due al mondo e l’altra è custodita presso l’Abbazia di Kremsmünster). Di produzione tedesca,  firmata da Brander & Hölscher, è databile 1770 ed era progettata per “appiccare incendi” durante le battaglie militari.

Nella stessa vetrina è esposta una lente per cannocchiale realizzata e firmata dallo scienziato Evangelista Torricelli nel 1654. La provenienza è dalla collezione Farnese e anch’essa rappresenta un reperto storico-scientifico di grandissima rarità in quanto di tali lenti si è persa traccia e reperibilità in altre collezioni e musei.

Ma nel passato, di sovente, la realizzazione di strumenti di misura si associava ad un canone estetico ed artistico di alta scuola. E la meridiana portatile in argento e oro esposta al Museo di Fisica cattura immediatamente lo sguardo del visitatore. Si tratta di un oggetto di rara bellezza, progettato e realizzato a Napoli nel 1769, da Giuseppe Maria Cavaliero, come testimoniato dall’incisione sulla placchetta d’argento della facciata principale che così riporta: “Instrumentum Solare Horarium a Josepho M.a Cavaliero Barone S.cti Caetani adinventum atque delineatum A.D. 1769 ad Latit: Bor: Neapolis Grad.: 40.50.”. Da notare che, per una precisione consona solo ai tempi passati, è stata riportata anche la latitudine della città di Napoli. Per orientare lo strumento vi è una bussola, alloggiata nella parte superiore, due livelle e le precise istruzioni da seguire incise nel coperchio, il tutto contenuto in un cofanetto  sormontato dallo stemma dei Borbone. L’ora era indicata dall’ombra della mano di un puttino alato che fungeva da gnomone. Un capolavoro, insomma.

Ferdinando II, grande appassionato di astronomia e collezionista di strumenti scientifici che si procurava in tutta Europa, sostenitore del pensiero che il progresso tecnologico fosse un cardine sul quale basare lo sviluppo del Regno delle Due Sicilie, nel 1839 convoca a Napoli il fisico parmense Macedonio Melloni affinché diriga il neonato Osservatorio Vesuviano. Lo scienziato, nel suo soggiorno napoletano che si è protratto fino al 1854, anno in cui è morto a Portici, ebbe modo di condurre esperimenti di grande interesse e la strumentazione della quale si avvalse, oggigiorno, compone la collezione Macedonio Melloni del Museo della Fisica di Napoli. Spiccano due strumenti singolari che il Melloni fece costruire per realizzare un esperimento nel quale si potesse dimostrare il “potere termico” dei raggi lunari, fino ad allora considerati “raggi frigoriferi”. La grande lente che fu utilizzata per concentrare i raggi lunari, simile alle lenti di Fresnel utilizzate nelle lanterne dei fari nautici, fu commissionata dallo scienziato a Henrie Lapaute in Francia. Poi, con l’utilizzo di un “termomoltiplicatore”, il Melloni fu in grado di dimostrare che i flebili raggi seleniti erano apportatori di calore. L’avveniristico esperimento ebbe come teatro il tetto della casa che lo scienziato abitava a Portici.

Nella stessa collezione vi sono altri straordinari strumenti inventati e utilizzati dal fisico campano Luigi Palmieri, successore di Melloni dal 1854 nella direzione dell’Osservatorio Vesuviano. A Palmieri si deve l’invenzione del moderno sismografo elettromagnetico, di un particolare tipo di elettrometro, del telegrafo elettromagnetico e di tanti altri strumenti, molti dei quali sono stati gli archetipi di dispositivi che hanno cambiato il corso degli studi di varie discipline. Un vero Scienziato, che ha dato il suo contributo alla vulcanologia, meteorologia, fisica e perfino alla filosofia con i suoi studi sullo psicologismo e l’ontologia.

Un’altra vetrina davanti alla quale si resterà affascinati è quella che espone un modello, perfettamente funzionante e dettagliatamente realizzato, di locomotiva a vapore. Si tratta di un regalo che Robert Stephenson, il noto ingegnere che insieme al padre progettò e realizzò le più importanti e all’avanguardia locomotive a vapore, volle fare a “Sua Maestà il Re delle Due Sicilie”, Ferdinando II, per ringraziarlo di aver preferito le officine  della società Longridge Starbuck e Co. di Newcastle-Upon Tyne  per equipaggiare la linea ferroviaria Napoli – Portici. Il regalo era corredato, come d’uso, di dettagliate istruzioni, anch’esse esposte, su come farlo funzionare. Il modello, battezzato “Vesuvio” come la sua omonima utilizzata nella ferrovia, fece bella mostra nell’appartamento reale per alcuni anni, fino a passare poi alla collezione del “Gabinetto Fisico” nel 1843.

Spesso gli “strumenti scientifici” sono considerati meri dispositivi senz’anima, ma quando si ha la voglia e l’interesse di indagare la storia che si cela dietro “quell’ammasso di metallo e quel groviglio di fili”, si scopre un mondo che affascina e ci fa comprendere meglio la nostra società.

La vocazione del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche della Federico II, con i suoi splendidi musei, è proprio quella di divulgare la conoscenza e mantenere la memoria del progresso scientifico e tecnologico che, è bene non dimenticarlo, viene dal nostro passato.

Per ogni informazione è possibile visitare il link  https://www.museiscienzenaturaliefisiche.it o chiamare il 081/2537587

di Massimiliano Del Prete

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