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La bellissima lettera a Borrelli di Don Franco Esposito dal cuore delle carceri: “Io sono amico dei delinquenti, ma siamo tutti brava gente”

BCC

Un sacerdote, una voce fuori dal coro. Don Franco Esposito, cappellano da anni impegnato nella Pastorale Carceraria, ha scelto il tempo pasquale per rompere il silenzio e rivolgersi direttamente, e pubblicamente, all’onorevole Francesco Emilio Borrelli. Lo ha fatto con una lettera aperta, postata sui social, che ha già suscitato reazioni forti e diviso l’opinione pubblica.Signor Francesco Emilio Borrelli,” scrive don Franco, “più volte sono stato tentato di scriverle un mio pensiero sul suo operato, ma ho sempre desistito perché credo nella libertà di opinione… Ma ora, in questo tempo di Pasqua, mi sono lasciato vincere dalla tentazione.”
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Il sacerdote, senza giri di parole, si presenta con una dichiarazione che spiazza e commuove: “Io sono amico dei criminali, dei delinquenti, dei peccatori, dei cialtroni, di quelli che lei giudica e condanna pubblicamente e che vorrebbe dietro le sbarre a vita.” Un’amicizia che nasce non dalla complicità, ma dalla prossimità: don Franco vive con queste persone, dentro e fuori le carceri, ne ascolta le storie, ne benedice talvolta le salme, assiste le famiglie stigmatizzate e abbandonate, porta il Vangelo lì dove il mondo gira la faccia. “Io passo quasi tutto il tempo della mia giornata con loro… conosco i loro stenti, le loro famiglie, i figli che pagano per colpe non loro. E so quanto sia devastante essere esposti alla gogna pubblica.” Qui il riferimento è esplicito ai tanti video-denuncia dell’onorevole Borrelli, che nel tempo ha fatto della lotta alla microcriminalità una cifra del suo impegno politico e social-mediatico.

Ma don Franco non contesta il diritto alla legalità, semmai ne ribadisce le radici: “In una civiltà democratica ci sono luoghi preposti a far rispettare le leggi, e persone deputate a giudicare. Non possiamo tornare al medioevo.” Il richiamo è chiaro: il linciaggio morale, la condanna plateale, l’esposizione pubblica al disprezzo collettivo non fanno parte – secondo il sacerdote – di una giustizia autentica. E proprio in nome di questa giustizia dal volto umano, don Franco racconta il lavoro quotidiano svolto da lui e da centinaia di volontari che, lontano dai riflettori, accompagnano “colpevoli e vittime, insieme, in un cammino di riconciliazione e cambiamento”.

Il passaggio più toccante della lettera è forse l’invito rivolto allo stesso Borrelli: “Mi sarebbe piaciuto averla a mensa, al Centro Diocesano della Pastorale Carceraria, dove il Giovedì Santo abbiamo celebrato l’Eucaristia con detenuti, vittime innocenti della criminalità, volontari e sacerdoti. Un gesto di fraternità, lontano da ogni spettacolarizzazione. E conclude: “Se vuole, venga a trovarci. Ma senza telecamere, senza scorte. Qui può stare tranquillo: siamo sì delinquenti, ma siamo tutti brava gente.

Una provocazione gentile, ma potente. Che costringe a riflettere sul confine tra legalità e giustizia, tra denuncia e spettacolo, tra punizione e redenzione. E soprattutto, sulla possibilità – tutta evangelica e profondamente umana – che ogni persona possa cambiare, se solo le si tende la mano invece di puntarle il dito.

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