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Napoli, molto più di una squadra di calcio!

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Rubrica l’Indiependentista a cura di Stefano Bouché

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Non è semplice spiegare il Napoli a chi non lo vive. Non è solo una squadra, non è nemmeno solo un simbolo sportivo: è un sentimento collettivo, una religione laica, una bandiera senza confini. Il Napoli, per i suoi tifosi, è sangue e radici. È il respiro di una città e di un popolo, capace di unire figli lontani in ogni parte del mondo sotto un solo nome: Napoli.

Quello che accade con la squadra partenopea va ben oltre il calcio giocato. Si tratta di un fenomeno sociale, culturale e, perché no, spirituale. Ovunque ci sia un napoletano – a Londra come a Buenos Aires, a Zurigo come a New York – ci sarà un coro azzurro, un vessillo, un adesivo, un murales. C’è chi nasce a migliaia di chilometri da Napoli ma cresce con l’inno del San Paolo (ora Maradona) come ninna nanna. C’è chi non ha mai calpestato via Toledo, ma piange o esulta per un gol di Mc Fratm come se fosse sotto la curva B.

Il Napoli è diventato un collettore identitario per intere generazioni di emigrati e loro discendenti. In un mondo sempre più liquido, sempre più anonimo, l’azzurro diventa ancoraggio. Il tifo per il Napoli è il filo che lega chi è partito e chi è rimasto, chi ha perso l’accento ma non l’appartenenza. Ed è in questo che il calcio Napoli supera lo sport: diventa memoria, appartenenza, rituale. Un vero culto.

Il suo massimo profeta? Diego Armando Maradona, ovviamente. A lui, il popolo napoletano ha affidato il proprio cuore. Maradona non è stato solo il più grande calciatore di tutti i tempi: è stato il riscatto in carne e ossa, l’urlo del Sud che si fa sentire e si fa amare. L’ha detto lo stesso Diego: “Io sono napoletano.” E nessuno ha mai osato contraddirlo.

Anche i cori e gli slogan sono diventati patrimonio comune, trasmessi da padre in figlio, da zio a nipote, da emigrante a emigrato. In tutto il mondo si canta “Un giorno all’improvviso” come un inno religioso. E i giovani nati altrove lo intonano in napoletano, anche se magari non parlano italiano.

È questo che rende unico il Napoli. È molto più di una squadra di calcio. È casa per chi non ce l’ha più. È orgoglio per chi si è sentito sempre meno. È speranza per chi vuole riscatto. È cultura, storia, passione. Ed è futuro, perché ogni volta che nasce un piccolo tifoso azzurro nel mondo, Napoli si espande.
Non nel senso geografico, ma nel senso più autentico che può avere una parola: quello dell’amore che resiste al tempo e alla distanza.

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