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Campania 2025: più che elezioni, una rinascita. Serve una politica radicata nella nostra storia

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di Stefano Bouché Rubrica L’Indipendentista

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Le prossime elezioni regionali in Campania non dovrebbero essere lette come una mera competizione partitica, l’ennesimo scontro tra sigle e coalizioni svuotate di visione. No, le prossime regionali potrebbero – e dovrebbero – essere molto di più: l’occasione per ridefinire il futuro della nostra Terra partendo da ciò che siamo stati e da ciò che ancora possiamo essere. Perché se c’è una cosa che la storia di questa Regione ci insegna è che non basta amministrare, bisogna amare. Non basta promettere, bisogna conoscere. E non basta vincere, bisogna appartenere.

Troppo spesso, negli ultimi 150 anni, la classe dirigente che ha governato questa terra è apparsa scollegata, distante, talvolta persino infastidita dalle radici profonde e complesse della Campania. Una classe politica che ha subito modelli imposti dall’alto, che ha obbedito a logiche di potere estranee alle esigenze vere del territorio, che ha accettato la marginalità come se fosse il nostro destino. Ma non lo è. Negli ultimi anni, sempre più persone stanno riscoprendo con orgoglio la storia culturale, economica e sociale della Campania. Dai primati del Regno delle Due Sicilie alle eccellenze artigiane, dai saperi popolari alle meraviglie naturali e archeologiche: la nostra è una Terra che ha tutto. Serve solo una politica che non la svenda ma che la difenda. Per questo, oggi più che mai, abbiamo bisogno di una nuova generazione politica radicata. Radicata nei quartieri, nei borghi, nei vicoli e nelle campagne. Ma soprattutto radicata nella Memoria. Una classe dirigente che non guardi alla Campania come un problema da gestire, ma come una ricchezza da valorizzare; che conosca la propria lingua, le proprie tradizioni, le proprie battaglie. Che sappia guardare a Napoli, Salerno, Benevento, Avellino e Caserta non come periferie dell’Europa, ma come culle di civiltà.

Le regionali del 2025 possono essere l’inizio di un percorso di rigenerazione. Non basteranno slogan o candidati impacchettati dai soliti centri di potere. Servirà coraggio. Servirà identità. Servirà un popolo che si riconosca in un progetto vero, profondo, culturale prima ancora che politico. Che questa volta, almeno questa volta, non siano solo elezioni. Ma siano semina. Perché dopo troppi decenni di abbandono e di deleghe sbagliate, è tempo che la Campania ritrovi se stessa. È tempo che la nostra storia torni a guidare il nostro futuro.

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