Dopo il drammatico incidente alla funivia del Monte Faito, in cui il 17 aprile hanno perso la vita quattro persone tra cui il macchinista Carmine Parlato, il dibattito sulle responsabilità si fa sempre più acceso. Il presidente dell’Eav, Umberto De Gregorio, ha affidato ai social un messaggio nel quale ha ribadito la fiducia nella magistratura, sottolineando che “giustizia è cosa diversa dal giustizialismo” e che le eventuali responsabilità dovranno emergere “scientificamente e giuridicamente”. “Chi ha sbagliato – ha scritto – pagherà”, precisando che “chi si occupava della funivia lo faceva con dedizione e amore, sino a prova contraria”. in un altro post: “Eav / Tra le tante balle che leggo sui giornali, ne segnalo due da parte di due consiglieri regionali. Una dice che prendo un compenso di 300 mila euro. L’altra che prendo un doppio compenso, uno come direttore generale e l’altro come amministratore. Sono due falsità totali. Il mio compenso, cari consiglieri regionali, è più o meno quello che prendete voi. Voi quanto prendete? E per fare cosa?”
Ma alle parole di De Gregorio non sono mancate reazioni durissime. Severino Nappi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale della Campania, ha attaccato frontalmente la gestione dell’Eav, accusando il presidente di voler “scaricare” su altri le sue responsabilità. “È intollerabile – ha dichiarato Nappi – che un dirigente con doppio stipendio cerchi di sottrarsi al proprio ruolo inventando funzioni che non esistono nel Codice civile. Questa tragedia non è una fatalità e vigileremo affinché vengano attribuite tutte le responsabilità”.
In queste ore è intervenuta anche la consigliera regionale indipendente Marì Muscarà, che ha posto l’accento su un altro nodo cruciale: la questione della vigilanza e del controllo interno all’ente. “Non è importante se De Gregorio guadagna 300mila o 150mila euro – ha affermato Muscarà – ma il fatto che, ricoprendo un incarico di massima responsabilità ottenuto per nomina politica e non per concorso, non abbia esercitato con la necessaria attenzione il dovere di vigilare sull’uso dei fondi destinati alla sicurezza”. Secondo la consigliera, “ogni volta che si parlerà di Eav d’ora in avanti non potremo più pensare alle ironie sui disservizi o sui bus comprati dalla Polonia, ma al sangue innocente versato per mancanze che non possono essere ridotti a una disputa sullo stipendio di un dirigente”.
Intanto le indagini della magistratura proseguono per fare piena luce su quanto accaduto. La richiesta unanime che emerga da familiari delle vittime, forze politiche e cittadini è una sola: verità e giustizia, senza sconti né scorciatoie.