Mentre i media italiani sono troppo impegnati a lanciare ombre – fallendo – su Napoli, il mondo intero si trova a fronteggiare una minaccia potenzialmente devastante: l’India ha attaccato il Pakistan, causando la morte di 26 persone. Un conflitto che rischia di trasformarsi in una guerra nucleare per il controllo delle risorse idriche, e che meriterebbe molta più attenzione di quella che gli viene riservata.
La tensione tra India e Pakistan non è certo una novità: da decenni, i due Paesi vivono uno stato di guerra latente, eredità diretta della spartizione coloniale britannica. Proprio come nel caso di Israele e Palestina, il colonialismo ha lasciato una ferita aperta che ancora oggi sanguina. Ma qui la situazione è ancora più delicata: sia l’India che il Pakistan sono potenze nucleari, ed entrambe possiedono arsenali in grado di annientare non solo loro stesse, ma intere aree del pianeta.
Dietro lo scontro armato che ha provocato le 26 vittime si nasconde una questione ancora più profonda: il controllo delle risorse idriche. Il fiume Indo, una delle principali fonti d’acqua dolce della regione, rappresenta un nodo critico nelle relazioni tra i due Paesi. Mentre la crisi climatica rende sempre più scarse le risorse, la sete di potere rischia di trasformarsi in sete di sangue.
L’India e il Pakistan non sono gli unici Paesi a pagare il prezzo dell’arbitraria suddivisione coloniale. I britannici, con la loro politica di divisione e dominio, hanno creato ferite che continuano a sanguinare anche dopo decenni di indipendenza. Così come la questione israelo-palestinese, anche il conflitto tra India e Pakistan è il risultato di confini tracciati con il righello su mappe che non hanno mai tenuto conto delle realtà culturali, religiose e sociali dei popoli coinvolti.
Il rischio di una guerra nucleare non è più solo una questione teorica. India e Pakistan hanno già dimostrato la loro volontà di mostrare i muscoli, e nessuno dei due sembra intenzionato a fare un passo indietro. Mentre la diplomazia internazionale cerca di mantenere un precario equilibrio, l’opinione pubblica italiana continua a essere distratta da notizie futili, invece di rendersi conto della reale portata del pericolo.
È inquietante constatare come, di fronte a una possibile catastrofe globale, molti media italiani continuino a dedicare attenzione a polemiche locali, spesso forzate, come quelle su Napoli, invece di alzare lo sguardo verso questioni geopolitiche di enorme rilevanza. La miopia informativa rischia di lasciare il pubblico impreparato di fronte a una crisi di proporzioni mondiali.