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«Questo non è Prosecco: è bollicina napoletana» – La famosa sfida di Enodelta per quel Terzo Scudetto del Napoli

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C’è chi celebra un successo sportivo con una maglia, chi con un tatuaggio. E poi c’è chi lo fa con un’idea potente: trasformare una bottiglia di vino in un simbolo di riscatto. È quello che ha fatto Nicola Caputo, giovane volto della storica azienda vinicola Enodelta, con lo spumante Ferdinandvs, realizzato 100% a Napoli. Una scelta provocatoria, identitaria, profondamente meridionale.

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L’occasione? Fu quella del Terzo Scudetto del Napoli. Ma il messaggio andava ben oltre il calcio. «Non potevamo accettare che lo scudetto del Napoli venisse celebrato da bottiglie prodotte al Nord», racconta Caputo. «Quelle stesse terre che per anni ci hanno insultato, ignorato, chiamato terroni, improvvisamente volevano guadagnarci sopra. Allora abbiamo deciso di rispondere con la cosa che ci riesce meglio: il vino».

Così, in cantina, la domenica di Pasqua, nacque la prima bottiglia artigianale celebrativa. Ricoperta di glitter, colla, resina. Al centro: un numero 3 stilizzato come uno scudetto, ma senza tricolore. «Su nessuna delle nostre bottiglie c’è stato e mai ci sarà il tricolore italiano. Se potessi scriverei: prodotto nel Regno delle Due Sicilie. Non “ex”, ma Regno vivo, perché il popolo, la lingua, la cultura esistono ancora», afferma con convinzione Nicola.

Sulle etichette si leggeva:
«Abbiamo un sogno nel cuore: Napoli ritorna nazione», parafrasando il coro dei tifosi. Ma qui il sogno era storico e culturale. Il vino diventava un mezzo di rivendicazione: Napoli non è solo una città, ma una nazione cancellata che chiede voce.

Le bottiglie – lavorate a mano una a una – sono diventate presto oggetti del desiderio. Hanno viaggiato in tutta Italia e oltre: Germania, Svizzera, Francia, Spagna. Ma soprattutto, hanno popolato le strade di Napoli: «Di notte uscivo in macchina e lasciavo bottiglie nei punti simbolici: i Quartieri Spagnoli, Posillipo, la statua di Maradona… con un collarino e un hashtag. Chi le trovava poteva contattarci e seguirci. Fu un passaparola clamoroso».

Dietro c’è un’idea forte di Sud, di mercato, di comunicazione e orgoglio. L’Asprinio, vitigno nobile campano, diventa lo strumento per dimostrare che anche il Sud sa produrre bollicine d’eccellenza, che non ha bisogno di importare prosecco da altri territori. Anzi: può esportare identità.

«Abbiamo fatto tutto con i nostri mezzi, con l’anima. Ed è stato bellissimo ricevere richieste da ovunque. È la prova che il nostro messaggio arriva. E se siamo riusciti a celebrare il terzo scudetto, siamo pronti anche per il quarto».

Un’etichetta, una bottiglia, un popolo. E un brindisi che ha il sapore della dignità ritrovata.

(«Questo non è Prosecco: è bollicina napoletana» – La famosa sfida di Enodelta per quel Terzo Scudetto del Napoli)

di sotto la foto della prima bottiglia prodotta

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