Rubrica l’Indipendentista a cura
Di Stefano Bouché
La madre del giovane musicista napoletano Giogiò si candida con la Lega: ebbene come si concilia l’appartenenza al Sud con un partito che ha costruito la sua fortuna stigmatizzando – eufemisticamente discorrendo naturalmente – su Napoli ed il Mezzogiorno per la serie “Hinc Sunt Leones”??!!
E’ una notizia che sicuramente sta facendo rumore tra le strade ed i vicoli di Napoli nonché sulle bacheche dei social: la madre di Giogiò ha annunciato la sua candidatura in politica, e fin qui, sotto certi punti di vista e sempre un pò eufemisticamente, nulla di strano. La sorpresa, però, è nel simbolo scelto: quello della Lega, il partito di Matteo Salvini.
E qui si solleva il punto. Una riflessione doverosa, magari pacata ma certamente ferma: che senso ha candidarsi con una forza politica che si è storicamente posta come movimento contra Napoli e tutto il Sud?
Dalle magliette inneggianti ai vulcani ed a non tiepidi lavaggi – l’eufemismo sta diventando un triste leit motiv mi sa -, ai cori da stadio con riferimento essplicito ad alcune patologie tra cui il “colera”, fino alle dichiarazioni sprezzanti sulla “napoletanità” come addirittura tra i mali da estirpare ovvero come Napoli “fogna da derattizzare”, non si discorre di una formazione che sia stata particolarmente tenera con il nostro territorio. Del resto si può cambiare il nome, si può cambiare aspetto ma se gli occhi sono specchio dell’anima, dicevano gli antichi, magari il DNA non si modifica così facilmente e certi format restano un riferimento soprattutto di territori posti ad una data latitutidine.
Negli ultimi anni, però, anche in allineamento ad un certo approccio di comunicazione elettorale, si è assistito ad certo un maquillage: dal “Nord” si è passati all’“Italia”, per cui si parla di sicurezza, di lotta alla povertà e di flat tax. Ma le radici ideologiche, sinceramente non sembrano modificate: un Nord locomotiva della penisola ed un Sud “ciucciariello” – debellerei il simbolo immediatamente dall’accostamento ad una società ed una squadra assolutamente vincenti, tanto con lealtà quanto con merito – che arranca quasi fosse una palla al piede: e si sa che ” … chi ama non dimentica …”.
Con quanto sin qui argomentato, non si vuole mettere certamente mettere in discussione la persona, né la sua libertà di scegliere un percorso politico. Ma resta legittimo chiedersi come possa convivere, in quella scelta, l’identità napoletana con il leghismo.
Più che una provocazione, sembra una vera e propria rimozione storica: decenni di parole, stereotipi, “criticità significative” – eufemismo questo “… conosciuto …” possono davvero passare sotto silenzio?
La politica può essere tante cose: può anche essere perdono, trasformazione, dialogo, finanche evoluzione ma certamente no senza consapevolezza e senza memoria, perché altrimenti rischia di fare rima stridente non con opportunità bensì con “opportunismo”.
I napoletani sono un popolo accogliente, ironico, intelligente ma non smemorato: e sanno riconoscere quando qualcuno, più che rappresentarli, sta solo cercando un trampolino. Sarà questo il caso?