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La strage di Marcinelle: 67 anni fa furono soprattutto i meridionali a perdere la vita per il triangolo industriale del Nord

Marcinelle, la questione meridionale nella strage "italiana"

di Giuseppe Giunto
Può la vita di un uomo valere quanto un sacco di Carbone?  La vita di un uomo può essere sacrificata per la produzione industriale di un paese, o per una parte di essa?  Per l’Italia Si. Marcinelle, Marcinelle è una località belga facente parte del comune di Charleroi. Risaltò alla cronaca, alla fine degli anni 90, proprio quando fu scoperto che Marc Dutroux era il responsabile di violenze, rapimenti e omicidi di numerosi bambini. Ma facciamo un passo indietro di 67 anni.
L’8 agosto 1956 (come riportato da Rainews24) un’esplosione nella miniera di carbone di Marcinelle in Belgio uccise 262 minatori sui 275 in turno, in 13 sopravvivono. Erano le 08:10 del mattino nella miniera del Bois du Cazier, a 1000 metri di profondità l’incidente: un corto circuito incendia 800 litri di olio in polvere, le cronache dell’epoca parlano di asfissia a causa del Fumo e del Gas che si propaga anche nella zona superiore del condotto. Un protocollo d’intesa con il Governo De Gasperi datato 23 Giugno 1946 sanciva un patto, Carbone Belga venduto a prezzo di favore in cambio di manodopera. Sui 136 italiani emigrati in base al Protocollo italo-belga che prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori, la maggior parte di loro erano meridionali, manodopera meridionale per il carbone che servirà alle industrie del triangolo industriale del Nord.

Il governo belga si impegnava a garantire ai lavoratori italiani dei logements, cioè degli alloggi, di fatto ciò che era rimasto dei campi di concentramento costruiti durante l’occupazione nazista per i prigionieri di guerra sovietici. “Questi capannoni erano le nostre case, vivevamo due nuclei familiari in ogni struttura e prendevamo l’acqua fuori, lì nel campo, dove c’era una fontana”, spiega Urbano Ciacci, (Sopravvissuto).
Urbano racconta le sue giornate in miniera: “La mattina alle sette iniziava il primo turno di lavoro, partiva il primo ascensore fino a una profondità di 900 metri sottoterra per raggiungere il primo pozzo. Prima delle 15,00 non si poteva uscire, dovevamo fareotto ore in quel buco nero. E per guadagnare la minima giornata si doveva scavare tre metri di carbone di lunghezza su un metro di profondità. Più metri facevi, più soldi guadagnavi”. C’è chi ha fatto soldi in quel periodo, ma molti si sono ammalati a causa delle condizioni insalubri.

Come fosse un ricorso storico, il lavoro in cambio della salute. Il carbone che vale più della vita dei minatori.  Ci vorranno 11 giorni per sapere la sorte di queste persone. Persone che come altri prima di loro hanno lasciato le loro terre per un futuro migliore, persone che vivevano in baracche di fortuna, e che sono morte per il bene di una parte di paese, un paese che non aveva niente da offrirgli.
Queste le provenienze: Molise: 7morti ; Abruzzo 60 ; Calabria 4 ; Campania 2 ; Puglia 22 ; Sicilia 5 ;  Emilia 5 ; Friuli 7 ; Lombardia 3 ; Marche 12 ; Toscana 3 ; Trentino 1 ; Veneto 5.
Immagine presa da RaiNews24

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