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“Clan” ennesima serie Tv ‘SputtaNapoli’. Nella città partenopea fu fondata la prima casa cinematografica con vero orgoglio

Quanti altri film e telefilm per sporcare l'immagine della città?

Il Seggio del Popolo - Locanda

di Annamaria Pisapia

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Quando qualche scrittore, regista, produttore è a corto di soldi, (pardon, idee!) è matematicamente certo che sfornerà qualche “pacco” su Napoli, con la certezza di mettere tutti d’accordo, perfino gli indigeni del capoluogo partenopeo.

Basterà farsi trasportare dall’opinione pubblica, per confezionare un libro di qualche centinaio di pagine, o un film per raccontare che delinquenti come i napoletani non se ne vedono in nessun altra parte del mondo. Anzi, camorristi perchè da noi la delinquenza comune, vecchia come il mondo, non esiste: è appannaggio di quelle città dove gli atti criminali, acquistano una minore entità perchè privi del marchio identitficativo di camorristi (nel 2015, l’allora presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi definì la camorra “un dato costitutivo di Napoli”). Benchè nove anni prima della Bindi ci avesse già pensato Saviano a bollare la città partenopea con il libro Gomorra: 2.250.000 copie vendute in italia e 10.000.000 nel resto del mondo. Tradotto in 52 lingue, oltre a una serie televisiva trasmessa per 5 stagioni televisive e diffusa in tutto il mondo, forse anche a Timbuctù.

Una consacrazione internazionale: Napoli male assoluto. Esauritosi il filone camorristico, adulto, di Gomorra, non prima di aver innescato un pericoloso fenomeno emulativo, si è passati ai “gomorrini“. O per meglio dire, ad una “Paranza dei bambini“, altro parto fruttuoso di Saviano, anche questo con un paio di serie televisive.
Insomma, oltre 141.000 ragazzi dai 14 ai 29 anni risultano censiti nel capoluogo partenopeo eppure, a giudicare dalla morbosa attenzione mediatica verso la gioventù partenopea, sembra che non esistano ragazzi al di fuori dell’ambito malavitoso. Di questi 141.000 ragazzi napoletani che vivono, studiano, e spesso eccellono, neanche a parlarne. Non un fiato su quelli che frequentano, ad esempio, il Conservatorio di San Pietro a Maiella, il più antico d’Italia che pullula di studenti, o di quelli che pregni dell’arte che si respira ad ogni angolo della città affollano l’antica Accademia di Belle Arti, o di qualunque liceo, Università o bottega artigiana, rinomate nel mondo. No, quel tipo di ragazzi sembra si trovino solo a Milano, Venezia, Roma, Bologna, a giudicare dalle fiction dedicate alla gioventù italiana ambientate in queste città del Nord: ragazzi dediti allo studio, eccellenti in tutto, come quelli ne “La Compagna del Cigno”; “Nessuno è Perfetto”; “Non mi lasciare”; “I Ragazzi dello Zecchino d’Oro”.

No, da noi i ragazzi sono solo quelli descritti da Saviano, o quelli di “Mare Fuori” o quelli di “Clan”. Se vi state chiedendo come mai non ricordate di aver visto quest’ultima fiction, non è per un principio di alzheimer ma solo perchè quest’ultima si sta girando proprio in queste settimane, tra Scampia, Piscinola e Sanità (decisamente luoghi usati e abusati fin troppo da una filmografia d’accatto). Non vi sforzate sulla trama: è quella trita e ritrita di ragazzi nati e cresciuti in ambienti della criminalità, che vogliono riscattarsi (ricordate il dato costitutivo che pende su Napoli e i napoletani? Ottima manovra per sviare l’attenzione su quelle che sono le gravi inadempienze dello Stato: minore spesa pubblica, zero infrastrutture, zero scuole a tempo pieno…zero di tutto). All’indignazione, per il costante sputtanamento, toccherà aggiungere che la serie, che sarà trasmessa dalla rai nel 2024, è prodotta dalla Mosaicon film, casa di produzione costituita da napoletani con sede in Napoli. E pensare che a Napoli nacque la prima casa produttrice cinematografica italiana, la Lombardo film divenuta in seguito Titanus, che vantava ben altro tipo di produzioni.

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