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Sant’Antuono. lengua nosta

Il Seggio del Popolo - Locanda

di Massimiliano Verde Rubrica p’ ‘a lengua napulitana, ‘a lengua nosta

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In occasione della ricorrenza del giorno dedicato a Sant’Antonio Abate come Accademia Napoletana, gruppo di ricerca indipendente per la tutela della lingua e cultura napolitane, presentiamo in collaborazione col M° Lello Traisci un video documento che desidera sensibilizzare circa l’ identità vera del territorio della Campania attraverso la sua tradizione e la sua Lengua, ‘a Napulitana. Il lavoro è impreziosito dalla voce dell’indimenticabile Marcello Colasurdo, padre artistico del Maestro Traisci che oggi ne è fiero e pugnace allievo.

Come Accademia Napoletana desideriamo infatti promuovere la lingua napoletana in tutte le sue espressioni soprattutto popolari, musicali, cultuali e culturali e quella di Sant’Antonio Abate è una delle più sentite e profonde del popolo della Campania ma anche del Sud continentale (e non solo) in cui è presente e diffusa la  lingua napoletana nelle sue variazioni locali, come da ultimo e nuovamente (oltre la UNESCO) c’indica una recente pubblicazione della Association for Computational Linguistics, molto diversamente invece da quanto ancora in maniera trita e ritrita sentiamo dagli accademici italiani (spiace constatare anche della nobilissima Università Federico II di Napoli) che in questi ultimi periodi sembrano essersi per incanto innamorati del dialetto, come lo chiamano loro, napoletano. Molto curioso per usare un eufemismo, il fatto che sia l’Accademia della Crusca di Firenze a volersi occupare del Napoletano addirittura attraverso suoi associati con una serie di iniziative che si svolgeranno da qui o’mese ‘e maggio.

Avevamo come Accademia Napoletana già rilevato l’incongruità di quest’azione (la Crusca tutela la lingua italiana!) quanto ancor più stranamente attuata mediante suoi referenti in Campania…Cogliamo l’occasione per risottolineare questa…stranezza…ribadendo la nostra contrarietà per logica e buon senso!

Ritornando a Sant’Antuono ed al rito dei falò (‘o cippo, in lingua napoletana) dedicatigli, in onore alla cui festività abbiamo prodotto il video che alleghiamo all’articolo, occorre ricordare le origini agresti e popolaresche della ricorrenza, connesse profondamente  al calendario contadino (attesa della fioritura del seme che riposa e cresce)  e al ciclo stesso della morte e della vita (Sant’Antuono, jett’ ‘o vviecchio e ddacce ‘o nnuovo) che sempre risorge dalle ceneri, come la luce del fuoco, segno di una comunità ancora viva nonostante le potenti ed attuali manipolazioni, degradazioni, mistificazioni e mefistofelismi che nulla hanno a che vedere con  pietas, sacro e profano, folclore (non folclorismo!) connotati culturali della comunità campana e per così dire meridionale tutta, in Italia e all’estero. Consideriamo quindi oggi più che mai indispensabile dare il nostro contributo onde sensibilizzare alla conoscenza veritiera, profonda della nostra più intima se possiamo dire così, identità che è espressa nel nostro idìoma come c’insegnano i padri greci: evviva Sant’Antuono!

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