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Gli afflitti da complesso di superiorità. Dalla paura di venire a Napoli al ribaltamento

Il Seggio del Popolo - Locanda

di Annamaria Pisapia
Gli afflitti da complesso di superiorità “avevamo paura di venire a Napoli ma poi il riabilitamento proposto come segno di ‘grazia’ per essersi ravveduti sulla città partenopea


L’attrice Margherita Buy, in un’intervista rilasciata pochi giorni orsono, afferma di aver assistito, a Napoli, a “scippi, sparatorie e atti di violenza ” e poi, bontà sua, “la paura è stata controbilanciata da momenti di grande felicità”. Di lei si conoscono le doti artistiche, ma che arrivasse a produrre dei “film luce” (è un’ espressione napoletana che sta a indicare una elaborazione romanzata caricata in maniera abnorme da renderla irreale) non l’avrei mai detto. Nell’affermazione della Buy, che si aggiunge a quelle di altri sullo stesso tenore, non si può fare a meno di cogliere una particolarità: la nascita di un fenomeno, che negli ultimi tempi colpisce alcuni visitatori della città partenopea, ‘la riabilitazione di Napoli e dei napoletani’ (guarda caso, in concomitanza con la riappropriazione interiore della sua importante identità storica).

Temo che, chi è colpito da complesso di superiorità, sia a tal punto certo che i napoletani abbiano bisogno del giudizio di qualcuno non indigeno che li riabiliti, da ostentare la ‘grazia’ di ravvedersi: avevamo paura, ma poi… Un marchio di garanzia che rilasciano ai napoletani che si sono “fatti civili“. Nessun napoletano si sognerebbe mai di arrivare a Milano, Torino…o comunque in una metropoli, con tutti i problemi comuni a molte altre città con le stesse caratteristiche, e di usare tali affermazioni sugli abitanti, se non altro temendo una reazione, ma questo non sembra spaventare alcuni che, una volta ‘sbarcati’ a Napoli, ci tengono a mettere in chiaro che fino ad allora consideravno i napoletani brutti, sporchi e cattivi (un tentativo di ridimensionamento che trova sponda in quei napoletani che si profondono in parole di ringraziamento incapaci di valutare il proprio giudizio se non attraverso gli occhi di coloro che inconsciamente avvertono come ‘superiori’).

La dinamica comportamentale ha interessato anche la Buy, che si è premurata di farci sapere in quale considerazione tenesse i napoletani, certa che ai medesimi interessasse il suo giudizio, a cui hanno fatto da corolla i soliti, puntuali, commenti di ringraziamento, con annessa tazza di caffè e inviti di tour gratuiti qualora avesse intenzione di ritornare a trovarci. Senza dubbio Napoli non ha bisogno di persone come la Buy, che ostentano la “grazia di ravvedersi.”. Nè necessita di essere valutata da chicchessia, in quanto troppo in alto per quelli come lei. Le basterà sapere che nel 1840 Napoli era già una metropoli, contava 500.000 abitanti, mentre Firenze(ha detto di essere Toscana anche se è nata a Roma) era una piccola città di 458 ettari, di 113.000 abitanti, quanti ve ne sono attualmente in un solo quartiere di Napoli, che ne conta dieci. Pertanto, consiglio alla Buy e a chiunque fosse afflitto da complesso di superiorità di rivolgere altrove tali considerazioni fatte di stereotipi e luoghi comuni”.

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