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Napoli piazza Mercato o semplicemente ‘o mercato

Il Seggio del Popolo - Locanda

di GIuseppe Giunto
Nel XIII secolo, la città di Napoli era commercialmente il centro del mondo e, a causa dell’enorme traffico mercatale e commerciale, nacque l’esigenza di creare, al di fuori della cinta muraria, un largo dove poter effettuare tranquillamente operazioni di compra-vendita sia di oggetti che di animali. Piazza del Mercato (Foro Magno) e Piazza del Carmine, sulla quale si erge la Basilica Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore, fu inserita nelle mura della città dagli Angioini e divenne presto l’area del mercato e delle piccole botteghe di artigiani. In origine era chiamata piazza del Moricino, era solo uno spiazzo fuori le mura, verso il mare, dove si accampavano eserciti e mercanti di ogni nazionalità, in prevalenza erano orientali e per questo chiamati “Mori”. 
(Napoli piazza Mercato o semplicemente ‘o mercato)

In epoca angioina la piazza diventa anche sede per le pene capitali. Questo largo è ricco di storia, c’è tanto da raccontare, questo spazio nei secoli ha visto molte condanne a morte, si può dire che la notte è il suo momento peggiore, si racconta che in questa piazza vaghino di notte, in cerca di pace, le ombre degli impiccati, dei nemici squartati, e dei nobili decapitati che cercano di ritrovare la loro testa mozzata. In questa piazza venne decapitato Corradino di Svevia ultimo degli Hohenstaufen, a soli sedici anni il 29 ottobre 1268. Teatro degli avvenimenti più rilevanti della storia napoletana, vide la reazione da parte della popolazione, alla sempre maggiore pressione fiscale operata dal governo vicereale spagnolo, da qui ebbe origine la rivolta di Masaniello, rivolta nata proprio in uno dei vicoli adiacenti alla piazza, precursore del risorgimento popolare napoletano, nel 1647 Tommaso Aniello D’Amalfi, più noto come Masaniello, ha la sua casa alle spalle della piazza, dove c’è un’epigrafe posta in sua memoria.

In origine la piazza consisteva in uno spiazzo irregolare posto accanto alle mura di delimitazione cittadina, finché gli Angioini non ne fecero un grande centro commerciale incastonato tra quattro chiese: la chiesa di S. Eligio, la chiesa del Carmine, quella del Croce al Purgatorio infine quella di S. Giovanni) La chiesa di Sant’Eligio, si dice che è stata la prima chiesa fatta costruire dagli Angioini a Napoli. La Chiesa del Carmine è uno dei più particolari esempi di barocco napoletano in città: costruita in epoca angioina con stile gotico, trasformata in barocco nel ‘700. Un aneddoto importante che riguarda la chiesa è quello del miracolo del Crocifisso: il 17 ottobre del 1439 si racconta che sul crocefisso Gesù abbia abbassato la testa per evitare il colpo di una palla di cannone sparata durante l’assedio dagli Aragonesi. Oggi la palla è custodita in una delle sale della Basilica.

Di particolare interesse è sicuramente l’orologio a doppio quadrante situato nell’arco a due piani, sede delle esecuzioni capitali. Gli ultimi condannati in questa piazza furono i giacobini nel 1799 in seguito alla soppressione della Repubblica Napoletana. Dopo queste esecuzioni, piazza del Mercato cessò di essere luogo per le esecuzioni.

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Nel 1781 tutte le opere in legno presero fuoco in seguito ad uno spettacolo pirotecnico, distruggendo gran parte dello spiazzo.
Si decise di regolare le costruzioni e dare una forma ben definita alla piazza realizzando uno spazio ellittico/circolare che lambisse il perimetro del largo, e che desse alle attività commerciali una degna sistemazione.
Il progetto fu affidato all’architetto Francesco Sicuro (Seguro,  Messina, 1746 – Napoli, 1826), il quale, oltre a creare la chiesa di Santa Croce e Purgatorio unendo in un solo edificio le preesistenti chiese di Santa Croce e Purgatorio distrutte dall’incendio, fece costruire tre fontane che avrebbero decorato la piazza e che da allora sarebbero state conosciute con il suo nome. Le fontane da lui ideate, avrebbero dovuto avere molteplici funzioni tra cui, l’abbellimento del largo che sarebbe cosi stato il simbolo internazionale del commercio partenopeo e, il facile rifornimento di acqua utilissima e indispensabile per l’attività mercatale, ed infine la funzione di abbeveratoio per gli animali che affollavano il mercato, sia come oggetto di compra-vendita che di trasporto. Oggi di quelle fontane né è rimasto ben poco.

Ferdinando IV di Borbone dotò la piazza di un’esedra allo scopo di meglio delimitare gli spazi adibiti alle attività commerciali. Negli anni della speculazione edilizia di Achille Lauro fu realizzato il palazzo Ottieri (1958) un mostro di cemento che creò una barriera con la vicina piazza del Carmine, facendo perdere alla piazza la sua radice storica oltre che la sua bellezza che ci veniva dal passato.
(Napoli piazza Mercato o semplicemente ‘o mercato)

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