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Rocky Balboa ed Ivan Drago, l’eroe e l’antieroe, il bene ed il male, l’Italia di ieri e di oggi

Il Seggio del Popolo - Locanda

L’Opinione di Mauro Mazzone
Rocky Balboa ed Ivan Drago, l’eroe e l’antieroe, il bene ed il male, era l’inverno del 1986 e nei cinema italiani spopolava Rocky IV, il racconto di un pugile americano che sconfigge il nemico russo, la storia di uno scontro di civiltà che la cinematografia statunitense ha prepotentemente instillato nelle coscienze di intere generazioni occidentali, abituandoci, fin da ragazzini, all’idea che noi italiani fossimo schierati culturalmente dalla parte dei buoni, difensori del progresso e della libertà, valori negati al di là del muro di Berlino, dove dittatura, povertà e miseria regnavano incontrastati.

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Era poco più che finzione, spettacolo adattato dall’approssimazione imposta dalla pellicola e dalla propaganda, ma non importava, quella narrazione a torto o a ragione ha regalato ai ragazzi degli anni ’90 la tranquillità, forse incosciente, di non doversi preoccupare della libertà, del lavoro e del progresso, convinti di essere seduti comodi nei vagoni di testa, subito dopo la locomotiva a stelle e strisce che guidava il mondo.

Ma oggi l’Italia da che parte del mondo sta? O meglio, da che parte della Storia sarà collocata, tra cento anni, l’Italia guidata dalla prima donna Presidente del Consiglio? Il contesto internazionale di riferimento, oggi più che negli anni ’80, non può prescindere dall’analisi della dimensione europea e dal rapporto che l’Italia ha con l’Unione, che orienta in maniera sempre più vincolante le politiche economiche dei governi dei singoli Stati membri e ne indirizza le prospettive in tema di diritti civili, nel tentativo di rendere sempre più omogenea la condizione dei cittadini europei di qualsiasi nazionalità essi siano. 

Ebbene, a tal proposito, per avere un primo punto cardinale che possa orientare la nostra bussola, bisogna non sottovalutare un dato che in apparenza riguarda una minoranza, ma da cui, assumendo come termometro della libertà collettiva il livello di tutela delle minoranze, possiamo agevolmente farci un’idea di quanto in salute sia la libertà in Italia. Il dato è netto, l’Italia non ha sottoscritto la dichiarazione congiunta dell’UE sulla promozione dei diritti umani della comunità Lgbtq+ (ovviamente, al di là di come la si pensi). Dei ventisette Paesi membri, insieme all’Italia, non hanno firmato Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Slovacchia, Lettonia e Lituania. Si trattava di una dichiarazione di principio in cui gli Stati si impegnano a porre in essere strategie nazionali dirette alla tutela delle persone Lgbtq+. Una regressione si registra anche a danno delle donne. Militano, nell’agenda politica del Governo, con sempre maggiore veemenza, le tesi che negano il diritto all’aborto, tesi che sono sfociate in una norma inserita di soppiatto nel decreto sul PNRR e che consente alle associazioni antiabortise di presidiare i consultori al fine di impedire alle donne di accedere all’aborto – al di là di come la si pensi.

Il tema dei diritti civili è solo uno dei criteri da valutare, ce ne sarebbero tanti altri, una su tutte è la libertà di stampa che da decenni è mortificata condannando l’Italia in fondo alle classifiche internazionali. Ma per dare corpo e sostanza alla nostra condizione è forse utile verificare il tema del lavoro e del progresso da Rocky IV ad oggi.

Ahinoi, oggi si guadagna meno che nel 1990. L’Italia è addirittura l’unico Paese UE dove i salari reali sono diminuiti. Il salario reale è la vera misura di quanto guadagnano i lavoratori, cioè è lo stipendio rapportato ai prezzi. I dati Eurostat vedono i redditi medi italiani sotto i livelli degli anni ’90 a causa dei redditi bloccati da una produttività stagnante. Secondo l’Ocse i salari reali erano già scesi del 2,9% dal 1990 al 2020 e dal 2021 al 2022 si è registrato l’ulteriore dato negativo del -7,3% che ha ridotto ferocemente il potere d’acquisto delle famiglie a causa delle conseguenze della pandemia globale e delle più recenti guerre in Ucraina ed in Palestina che hanno fatto schizzare alle stelle il costo dell’energia. molte altre sono le cause che si pongono alla base del problema, ma sarebbe impossibile e forse pleonastico elencarle tutte.

I ragazzini appollaiati davanti alla TV con il tubo catodico che rifletteva l’immagine Silvester Stallone non potevano immaginare di avere un’aspettativa di vita inferiore a quella dei loro genitori. Infatti oggi sono diventati dei lavoratori precari o emigrati al nord o all’estero e non hanno casa e figli. Rocky questo non lo aveva detto. Quello che diceva è ”se io posso cambiare e se voi potere cambiare, allora tutto il mondo può cambiare”. Beh, speriamo solo che qualcuno al Governo da bambino abbia visto Rocky e che si ponga presto il problema di invertire la rotta, perché sembra proprio che abbiamo sbagliato treno e stiamo sfrecciando a tutta velocità sulla Transiberiana.

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