di Alessandro Casillo
C’è un limite alla distorsione dei fatti, ed è stato superato. In questi giorni, dopo una denuncia popolare contro la vendita abusiva di merce di dubbia provenienza nei Quartieri Spagnoli, da parte di extracomunitari che occupano illegalmente suolo pubblico, una parte della stampa e alcuni volti noti hanno costruito un racconto vergognoso, che mistifica la realtà e infanga l’identità di un’intera città.
La denuncia nasce dal cuore pulsante di Napoli: i suoi residenti, i suoi commercianti, la gente onesta che ogni giorno si rimbocca le maniche per tenere in piedi il tessuto economico e culturale dei quartieri storici. Invece di dare ascolto a questa voce, alcuni giornali hanno ribaltato i ruoli, lanciando accuse assurde: si parla ora di sfratti sistematici degli extracomunitari dai “bassi” per fare spazio ai B&B, attribuendo questo processo alla criminalità organizzata che, secondo loro, avrebbe cambiato business passando dalla droga al turismo.
Queste affermazioni sono gravi, offensive e, soprattutto, senza fondamento.
A Napoli, il turismo non è figlio della camorra, ma della sua gente. È il frutto di anni di sacrifici, di iniziative popolari, di piccoli investimenti familiari. Sono i napoletani che hanno trasformato il volto della città, aprendosi al mondo con il calore, la bellezza, la storia e la resilienza che li contraddistinguono e soprattutto la propria umanità.
Accusare la città di essere “ostaggio del turismo criminale” significa colpire proprio chi ha risollevato Napoli dal degrado, non grazie alle istituzioni, ma nonostante la loro assenza. È una manovra meschina, una risposta velenosa a una denuncia legittima che ha avuto il coraggio di dire ciò che troppi tacciono: il commercio abusivo danneggia i negozi regolari, occupa spazi pubblici senza alcuna regola, e va fermato.
Basta con la narrazione tossica di una Napoli prigioniera del malaffare. Chi sfratta le famiglie non sono i napoletani, ma un sistema economico globale che ha trasformato ogni centro storico in una merce. Ma a Napoli, la differenza è che il popolo ha saputo trovare un equilibrio: affitti brevi, sì, ma spesso gestiti da chi in quei quartieri ci è nato, ci vive e ci lavora. È questa l’economia dal basso che si vuol far passare per criminale?
No, non ci stiamo.
Napoli è stanca di essere strumentalizzata ogni volta che il popolo alza la voce. Ogni volta che denuncia un disagio, ecco che arrivano gli sciacalli pronti a trasformare quella voce in una prova a carico della città stessa. Ma stavolta non passerà sotto silenzio.
Chi ama Napoli la difende. Chi la conosce davvero sa che la camorra non è mai uscita dai quartieri, perché la combattiamo ogni giorno, ma non è certo quella che gestisce i B&B. È comodo criminalizzare il turismo popolare per non guardare in faccia i problemi veri: l’immigrazione fuori controllo, l’assenza delle istituzioni nei quartieri, l’abusivismo tollerato per anni.
A chi ci infanga rispondiamo con fierezza: il turismo napoletano è del popolo, non delle mafie. E non ci faremo mettere a tacere.
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