Rubrica libera l’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Castellammare di Stabia – È un’intera comunità sotto shock quella che si stringe intorno al dolore delle famiglie colpite dalla tragedia della funivia del Faito. Quattro le vite spezzate, un ferito grave in condizioni critiche ma stabili, un impianto appena riattivato dopo mesi di collaudi e un’inchiesta che si preannuncia complessa e delicata. Il cavo traente della cabina si è spezzato improvvisamente, causando lo schianto nel vuoto e sollevando dubbi profondi sulla sicurezza di un’infrastruttura ritenuta, fino a pochi giorni fa, tra le più controllate.
Il giorno dopo il disastro, gli occhi sono puntati sull’Ente Autonomo Volturno (EAV), che gestisce l’impianto. Il suo amministratore delegato, Umberto De Gregorio, ha parlato di un “momento di dolore per tutta la famiglia della funivia”, ribadendo che “non si è mai risparmiato sulla sicurezza” e che l’ultimo intervento di manutenzione era avvenuto proprio in vista della recente riapertura, preceduta da tre mesi di prove tecniche obbligatorie per legge. Ma ora non bastano le parole. La Procura di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni. È stato costituito un pool di magistrati che ha già disposto il sequestro delle due stazioni, dei piloni, delle cabine e dei cavi. Il fascicolo, attualmente contro ignoti, punta a ricostruire ogni passaggio: dalla sostituzione del cavo nel 2019 fino al tragico istante della rottura.
Tre sono i nodi principali da chiarire: il funzionamento dei freni, la qualità e frequenza della manutenzione e le condizioni metereologiche al momento dell’incidente. Un’indagine interna verrà avviata anche dall’EAV, con una commissione indipendente e composta – assicura De Gregorio – da “professionalità di alto profilo, anche esterne all’azienda”. Nel frattempo, a Castellammare, quattro famiglie residenti nella zona alta sono state evacuate per motivi di sicurezza, mentre il silenzio dei boschi del Faito fa da sfondo al dolore e agli interrogativi ancora senza risposta. Come ha detto un soccorritore: “Non c’era nulla da fare. Ma ora bisogna fare tutto per capire il perché”.
Tragedia sul Monte Faito, la Procura indaga: la funivia era stata riaperta solo una settimana fa