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Mafie a confronto: se la mafia di don Ciotti non è la stessa di quella di Don Sturzo, i pregiudizi sul Sud continuano ad avere il sopravvento

Don Ciotti e Don Luigi Sturzo: La lotta alle mafie. Due realtà tanto differenti quanto somiglianti

Il Seggio del Popolo - Locanda

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di Annamaria Pisapia
A quanto pare anche Don Ciotti sembra essere caduto vittima di pregiudizi e luoghi comuni. Così, durante un incontro tenutosi in Calabria alla presenza dei giovani calabresi, circa il progetto del ponte sullo stretto si lascia guidare dai soliti clichè “c’è il rischio che non unirà due coste, ma due cosche certamente si”.
Siamo nel 2023 e sorprende ci sia ancora qualcuno intrappolato in questi meccanismi mentali, in cui di fronte ad una platea di giovani del Sud è di norma parlare di mafia, come un dato costitutivo del loro territorio. Don Ciotti ha dedicato le sue energie alla lotta alla mafia proprio come fece Don Luigi Sturzo prima di lui.
Eppure, la visione di Don Ciotti non sembra collimare con quella di Don Sturzo. Il quale, giusto nel mentre Don Ciotti nasceva, nel 1945 a Pieve di Cadore in provincia di Belluno, si batteva contro la mafia del Nord, denunciandone la presenza durante un’intervista rilasciata al giornalista Indro Montanelli:
…Due grandi mafie affliggono la vita italiana: la brurocrazia e l’industria del Nord“.
Don Sturzo era testimone delle manovre mafiose condotte dagli industriali del Nord, i quali venivano costentemente foraggiati da una pioggia di fondi, elargiti dal governo italiano per sostenere le industrie settentrionali, molte delle quali passive. Alla autorevole voce di Don Sturzo sul fenomeno mafioso non mancò quella del giornalista e politico Panfilo Gentile, su Il Mondo, il quale parlò di “Governo prigioniero degli industriali siderurgici”. E’ pur vero che a quell’epoca Don Ciotti era solo un putèo, come si dice in Veneto, e viveva nella beatitudine di quell’età, anche se in povertà.
Si era nel pieno dopoguerra, ed era ignaro delle manovre che compiva la mafia del Nord, che si adoperava per attingere a piene mani agli ennesimi fondi che il Governo avrebbe procurato di far avere al Nord, anche al povero Veneto: gli European recovery program del Piano Marshall.

La lotta di Don Luigi Sturzo fu estremamente dura, ma vana. Il Sud uscì depredato come non mai e più impoverito.
Da allora sono trascorsi oltre settantacinque anni, e la lotta alla mafia rimane. Ma con Don Ciotti sembra essere quella stereotipata e ormai obsoleta: nel suo immaginario è ancora qualcosa di strettamente legato al Sud, Sicilia e Calabria in questo caso. Insomma, Don Ciotti non sa o è pregno di pregiudizi e luoghi comuni anch’egli, che semmai dovesse farsi il ponte sullo stretto il progetto sara affidato agli apparati industriali del Nord, inevitabilmente, stante la mancanza di questi al Sud. Indubbiamente qualche briciola verrà elargita anche a qualche subappalto del Sud, con eventuale manodopera locale, ma sarà ben poca cosa.

Ragionando attentamente e senza lasciarsi andare a clichè, Don Ciotti di sicuro ricorderà la costruzione del Mose, un megamostro che fa acqua da tutte le parti e non per il naturale utilizzo, quanto piuttosto per aver imbarcato oltre 7 miliardi di euro, un’idrovora, più del doppio di quelli preventivati, concepito per arginare il fenomeno dell’acqua alta a Venezia. Una megatruffa che ha visto ben 35 arresti di veneti, non di siciliani o calabresi, compresi l’ex presidente della regione Galan e il sindaco Orsoni.
Ma, affinchè non si dica di avercela con i veneti, prendiamo qualcosa dalla vicina Lombardia, il curriculum sarebbe notevole ma basterà far riemergere dalla nebbia della mente la Bre-Be-Mi, di cui quasi nessuno sembra ricordarne l’ esistenza, un’autostrada inutile quanto costosissima, con oltre 2,5 miliardi di euro di costo, più del triplo della cifra preventivata, e una decina di arresti. Volendo si potrebbero aggiungere anche gli appalti e gli arresti di Expo 2015. Non sono le uniche? Certo! Eppure, iincredibilmente nessuno ha mai ascoltato parole dure da parte di Don Ciotti, pronunciate in qualche paesino del Veneto o della Lombardia alla presenza di giovani del luogo, all’indirizzo dei mafiosi del Nord. No, Don Ciotti non disconosce la presenza della mafia al Nord, ma la immagina come un fenomeno infiltrativo che ha radici al Sud e non come un modus operandi proprio del Nord.
La gioventù del Sud è sana e merita le stesse opportunità date a quella del Nord. E non può farsi carico di colpe che sono da ricercare altrove.
Quanta differenza tra Don Sturzo e Don Ciotti.
E non solo anagrafica.

(Annamaria Pisapia)

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